Al cuore di Gianni neppure lui comanda

«Colpisce l'incredibile perizia, la loro freddezza, il loro alto controllo, la grande empatia con il mezzo»: così parlava Alemanno, il 23 maggio, mentre con un vocabolario da Ventennio annunciava le Frecce Tricolori nei cieli di Roma, ma non per il Due Giugno, per il giorno dopo.
Ce ne vuole per essere il sindaco di Roma, non farsi vedere alla Festa della Repubblica lungo i Fori Imperiali, giustificarsi sostenendo che è una vergogna spendere soldi pubblici mentre i terremotati soffrono, e poi dare il via libera ventiquattro ore dopo a una parata d'aerei costata anche denaro pubblico. Ma Alemanno è fatto così: lui osa, poi si vede. È il primo a sapere che i romani non lo voteranno mai più, e dove va? Il partito è tramontato, quindi... facciamo casino. Deve aver pensato: «No Frecce? No party». Mi prenderanno per un caratteriale, ma almeno mi diverto.
Così, fingendosi ispirato da un vento morale fortissimo, censura il «malcostume» che avrebbe guidato lo Stato confermando, seppure senza Frecce Tricolori, la parata della Festa della Repubblica, quando l'amata pattuglia acrobatica si è esibita nel cielo di Ostia, nel corso di una manifestazione, l'Air Show, alla quale il Comune di Roma ha dato il patrocinio cercando di dimenticare il dolore dei terremotati. In Emilia Romagna ne aspettano il ritorno con la sua bella tenda sotto l'ascella. No, non è vero: lo conoscono anche lì sanno che è un ragazzo con un cuore grande al quale nemmeno lui comanda.
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