25 aprile, carceri e amnistia Pannella: «Stato criminale»

Toccherà alcuni luoghi simbolici - quelli che formano il Palazzo, ma anche Regina Coeli - quasi fossero stazioni di una via Crucis laica. E, però, non sarà una via Crucis. E non soltanto perché dal giorno di Pasqua è slittata al 25 aprile. Quella organizzata dai radicali per chiedere l'amnistia, infatti, sarà una marcia per chiedere diritti e, anzi, il rispetto dello Stato di diritto.
Marco Pannella da tempo è tornato a battere sulle carceri. Lo ha fatto spesso, e spesso in completa solitudine, soprattutto perché della condizione carceraria si è occupato mettendo avanti a tutto i diritti delle persone detenute mentre troppi sono coloro i quali ne discutevano come si fosse trattato di una semplice questione logistica, limitandosi, insomma, a uno sconfortante: mancano gli spazi, si costruiscano più carceri. Anche ieri, come in altre occasioni, Pannella è stato molto duro. «Lo Stato - ha detto - è in una situazione criminale».
Sarebbe sufficiente ricordare il rapporto votato di recente dalla commissione straordinaria sui diritti umani del Senato perché diventi difficile dargli torto. Anche in questa sede si è arrivati a certificare che nelle carceri italiane si è addirittura arrivati a casi di tortura i quali, allo stato, non sono punibili in quanto non esiste nell'ordinamento un reato specifico.
Ma non c'era soltanto Marco Pannella, ieri, a presentare la marcia del 25 aprile. Ha spiegato Emma Bonino che «il problema centrale è quello della mala giustizia che rende drammatica la situazione carceraria». Per noi, ha proseguito, «l'amnistia non è solo un atto di clemenza, e non ci sarebbe niente di male perché un po' di umanità fa bene anche alla politica, ma una riforma strutturale che prima ancora che svuotare le carceri, per esempio degli oltre 30mila detenuti in attesa di giudizio, fa rientrare lo Stato italiano nella legalità perché, tecnicamente parlando, il nostro Paese è in uno stato criminale di disfunzionamento».
In questo paese, però, è difficile parlare di certi argomenti. Eppure, ha fatto notare Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto, «amnistia e indulto non sono qualcosa di stravagante, ma istituti previsti dalla carta costituzionale per stati di emergenza come quello attuale». Inoltre, se sarebbe comunque necessario «mettere una toppa» a una emergenza, non si deve dimenticare che «stenta ad avviarsi il dibattito sul significato della pena» mentre tiene banco l'idea «che la funzione della pena sia quella di vendetta sociale». Parole da sottoscrivere anche queste.
È lunghissima la lista dei nomi dei promotori e di coloro che hanno aderito. Prima di tutto, alcuni nomi molto significativi per le storie che rappresentano: Rudra Bianzino, Ilaria Cucchi e Lucia Uva. Accanto a loro, Rita Levi Montalcini. Poi, a seguire, Patrizio Gonnella (presidente di Antigone), Luigi Manconi (presidente Associazione A Buon Diritto), Mina Welby, i direttori di numerosi penitenziari, e con loro anche i medici e i cappellani che nelle carceri lavorano. Sono molti i nomi di religiosi come don Luigi Ciotti di Libera e don Antonio Mazzi di Exodus. E sono molte anche le associazioni: oltre alle già citate Antigone e A Buon Diritto ci sono, tra le altre, anche il Gruppo Abele, l'associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Ristretti Orizzonti, Legambiente, Certi Diritti, Detenuto Ignoto. E, ancora, la Cgil, e tantissimi esponenti del mondo della cultura. Anche in questo caso è possibile citarne soltanto alcuni: Augusto Barbera. Margherita Hack, Gianfranco Pasquino, Fulvio Abbate, Giorgio Albertazzi, Marco Berry, Enrico Bertolino, Achille Bonito Oliva, Alfredo Chiappori, Claudio Coccoluto, Carlo Lizzani, Milva, Moni Ovaia, Lidia Ravera, Oliviero Toscani. Infine, i giornalisti, come Emanuele Macaluso, Giuliano Ferrara, il collettivo del Manifesto, Federico Orlando, Adriano Sofri, e Vincino; e una sterminata lista di parlamentari di ogni parte politica.
L'appuntamento è per il 25 aprile a Castel Sant'Angelo, dove un tempo c'erano le carceri papaline. Si arriverà al Quirinale, passando per Senato, Camera, Regina Coeli e Palazzo Chigi. Con la speranza, come ha detto Emma Bonino, che il «25 aprile segni una nuova liberazione di un nuovo Paese basato sullo stato di diritto».
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