Domenica 21 novembre, ore 11 circa, dopo aver percorso la SS 106 Jonica arrivo a Taranto, la città dei due mari. Prima di entrare in città incrocio la raffineria dell’Eni. Perbacco, mi dico, ma qui arriva il petrolio lucano dopo il trattamento ricevuto presso il Centro Oli di Viggiano. Un oleodotto lungo 160 km porta l’oro nero della Val d’Agri alle raffinerie Eni. Fermo la macchina e decido di imbracciare la telecamera. Non faccio nemmeno in tempo a premere il tasto rec che vengo circondato da un gruppo di vigilanti dalla faccia truce. Abbasso il finestrino e cerco di capire quale crimine stia commettendo. La vigilanza Eni risponde: “Non si può filmare…deve cancellare il video”. Inizio a temere il peggio, quando all’improvviso si materializza un macchinone grigio; qualcuno chiama i vigilanti e in men che non si dica le automobili della Vis(Vigilanza Eni) si smaterializzano con la stessa velocità con cui erano apparse. E meno male che le riprese le ho fatte con i piedi piatanti sul suolo patrio…ma in Italia non c’è il diritto di cronaca? Cosa vieta di poter filmare una raffineria? Achtug Eni!! Achtung Scaroni!!! Riparto con un pizzico di inquietudine, forse perché mi vengono in mente le sorgenti inquinate, il bario nella diga del Pertusillo, la discarica abusiva di Corleto, i veleni del Centro Oli di Viggiano. Prima di entrare in città incrocio la Cementer e intravedo il famigerato camino E-312. Più tardi mi raccontano che negli ultimi mesi ci sono stati due incidenti all’interno della raffineria; mi dicono che nel quartiere Tamburi hanno visto piovere olio. Forse si tratta di una leggenda metropolitana o forse è vero, ma come sempre è difficile conoscere la verità, le cause. Chissà forse è per questo che i vigilanti erano nervosi. Quel che è certo è che se nella Val d’Agri c’è il Centro Oli e le trivelle, a Taranto, a poche decine di metri in linea d’aria dal centro abitato, c’è una batteria di fuoco micidiale: l’Ilva, la raffineria, gli inceneritori, la Cemetir.
Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Ho parzialmente documentato quanto accaduto davanti all’Eni e nell’invitarvi a guardare il video vi ricordo che filmare le raffinerie può far male alla salute.
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