Economia, De Lucia: dopo Napolitano e Draghi, anche la BCE spezza l’incantesimo del reality berlusconiano

BCE

 

NON FARE LE RIFORME IN TEMPO DI CRISI CONTRIBUISCE AD AGGRAVARE LA CRISI
 
  • Dichiarazione di Michele De Lucia, Tesoriere di Radicali italiani:
 
Dopo il richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sul debito pubblico (ampiamente suffragato – non che ve ne fosse bisogno – dai dati di agosto, che ne hanno registrato l’ennesimo record), e dopo le inoppugnabili considerazioni del governatore Draghi sulla necessità di riformare età pensionabile e ammortizzatori sociali, oggi ad incrinare l’idilliaco reality show berlusconiano (tra un “la crisi non esiste” e un “ghe pensi mi”) si è aggiunta anche la BCE, che ha sottolineato come gli incentivi all’auto facciano solo dei danni, su diversi piani: rappresentano la mera anticipazione nel tempo di acquisti che ci sarebbero stati comunque; avvantaggiano i produttori di auto ai danni di altri settori, hanno effetti gravemente distorsivi rispetto al funzionamento di una libera economia di mercato.
 
La vicenda degli incentivi è per diversi aspetti paradigmatica dello sfascio prodotto da politiche conservatrici del peggio, contrarie a qualunque ipotesi di riforma in omaggio ad interessi particolari, corporativi: tenere artificialmente in vita un settore, come quello dell’auto, che è sovradimensionato rispetto al mercato, significa continuare a fare danni e buttare via denaro pubblico che potrebbe essere altrimenti e molto meglio impiegato.
 
Anche sulla “ripresina” di cui parlano Sacconi e Tremonti, bisognerebbe usare meno propaganda, meno demagogia, ed essere più prudenti: sono sicuri, i suddetti ministri, che si tratti di “ripresina”, e non piuttosto del fatto che molte imprese hanno ripreso a lavorare soltanto perché hanno già usato in precedenza tutta la flessibilità disponibile? Nelle prossime settimane, i dati racconteranno una dura realtà (un assaggio è venuto oggi dal Bollettino economico della Banca d’Italia, illustrato dal Direttore generale Saccomanni).
 
In questa situazione, continuare a sostenere che non ci sia bisogno di riforme, non solo non risolve la crisi, ma contribuisce – e non di poco – ad aggravarla, proprio quando le ricadute occupazionali si avviano a toccare il loro picco.
 
 

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