Dibattito sulle carceri al Liceo Virgilio occupato

Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani, ha partecipato il 2 dicembre scorso ad un incontro con degli studenti del Liceo Virgilio di Roma attualmente occupato, incentrato sul tema delle carceri.
Offriamo in questa pagina la registrazione audio dell’intervento e il dibattito che ne è scaturito.
Pubblichiamo inoltre la lettera inviata da un’insegnante del Liceo alla Bernardini e la risposta della Segretaria, nella quale espone i motivi della sua adesione all'incontro.
Lettera di un'insegnante a Rita Bernardini
Sono un’insegnante del Liceo Virgilio di Roma.
In questi giorni il Liceo è stato occupato da un gruppo di studenti.
Leggo nel programma pubblicato dagli studenti occupanti che nei prossimi giorni lei interverrà per tenere un seminario. Anche altre personalità più o meno note hanno accettato l’invito degli occupanti.
Ogni anno si ripete questa situazione.
Docenti e personale scolastico buttati fuori dal loro luogo di lavoro, studenti ebbri di una libertà senza regole e limiti, genitori complici e orgogliosi dei loro figli ribelli, soddisfatti dello schiaffo dato agli insegnanti come sempre colpevoli di tutto, di non essere preparati, esemplari, capaci di educare e di ascoltare, di non fare niente e di rubare lo stipendio. E poi spuntano gli esterni, i luminosi esempi che possono, loro sì, aprire le menti dei loro figli, farli crescere.
In questi giorni sento continuamente ripetere questo mantra: l’occupazione fa crescere. E allora poco importa se è una violazione della legalità, dei diritti al lavoro, allo studio, se comporta un costo economico che la nostra scuola pubblica non può più permettersi, se comporta atti che sono violenti nei confronti di coloro che sono contrari.
L’occupazione fa crescere, poco importa se questo avviene umiliando chi nella scuola ci lavora tutti i giorni, nonostante le difficoltà, i problemi, le contraddizioni. Quando ha accettato di partecipare, ha pensato che avrebbe potuto entrare nel liceo in condizioni di normalità? Che entrando in una scuola occupata lei si è unita a quegli studenti nell’umiliare tutti gli insegnanti della scuola pubblica?
Che gli studenti avrebbero potuto chiederle di intervenire durante una regolare Assemblea d’Istituto?
Vedo che è nata nel 1952, magari ha contribuito a conquistare per gli studenti quegli spazi di democrazia, le Assemblee, che oggi vanno sempre deserte, a meno che in un ordine del giorno implicito non vi sia la conta per decidere se come e quando occupare.
Lei è una parlamentare di questa nostra Repubblica Democratica e appartiene a un movimento che si è sempre identificato con la lotta per la difesa dei diritti. Come si concilia la sua storia con la frustrazione che in questo momento io e i miei colleghi proviamo, nel sentirci soli nella difesa non trattabile dei diritti di tutti e soprattutto nel rifiuto della violenza come mezzo di affermazione di se stessi?
La prego di non rispondere durante il suo intervento nel Liceo, io non ci sarò, non potrei risponderle, io sono fuori!
La risposta di Rita alla lettera
Gentile Professoressa,
La ringrazio per avermi scritto e per avere manifestato in modo così limpido il suo pensiero.
Innanzitutto, alcune precisazioni: non sono una parlamentare in carica; lo sono stata nella passata legislatura (2008/2013). Attualmente sono Segretaria Nazionale di Radicali italiani, eletta al congresso di Chianciano di un mese fa.
Ho accettato l’invito che mi è stato rivolto dagli studenti del Virgilio perché, potendolo, non rifiuto mai le occasioni di dibattito e confronto anche quando provengono da acerrimi avversari politici. Aggiungo che mi ha colpito il fatto che i ragazzi che mi hanno contattata mi abbiano chiesto di parlare di carcere, un argomento che, in genere, non riscuote molta attenzione nella società e nei mezzi di informazione.
Quanto all’occupazione, ne discuterò con loro perché io - che non la escludo - credo che debba essere realizzata con metodi rigorosamente nonviolenti, consentendo a studenti e insegnanti, che non vogliano interrompere le lezioni, di proseguire il percorso didattico nella più totale serenità. Inoltre, chi intende occupare, deve assumersi la responsabilità delle conseguenze. E’ uno dei principi della nonviolenza, nel momento in cui si manifesta nella forma della disobbedienza civile: io vìolo una legge (o una regola) che ritengo ingiusta perché voglio che essa cambi e cerco di interloquire con il “potere” affinché consideri il mio punto di vista. Se riesco a convincere il “potere” con la mia iniziativa dialogica, ottengo il cambiamento delle regole, altrimenti, non devo lamentarmi se nei miei confronti vengono presi i provvedimenti sanzionatori previsti.
Infine, non è nelle mie intenzioni umiliare alcuno. Credo che riflettendoci si possa facilmente comprendere la differenza che corre fra un’assemblea concordata con gli insegnanti e l’occupazione di uno spazio in cui stare tutte e tutti insieme, giorno e notte, decidendo per un periodo determinato come organizzare le giornate e scegliendo gli argomenti da approfondire. Davvero pensa che sia così negativo?
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