Interrogazione di Rita Bernardini sulle carceri calabresi

(in sciopero della fame dal 24 ottobre a sostegno dell’iniziativa nonviolenta di Rita Bernardini e Irene Testa per ribadire la necessità di un provvedimento di amnistia per porre subito fine all’illegalità in cui versa la giustizia italiana e la sua appendice carceraria)
Carceri nuove “catacombe” dove un’intera comunità penitenziaria, una volta di più, manifesta - come è avvenuto il 19-22 novembre - una consapevolezza dello stato di assoluta illegalità in cui versa il nostro paese. Carcere putrido percolato della bancarotta della giustizia. Il carcere, le carceri, per dirla con Marco Pannella, “consistente e allarmante nucleo di nuova shoah”. La più grande questione sociale che abbiamo in questo paese, la questione giustizia, che avrebbe bisogno di essere trattata in un dibattito che non c’è.
La deputata radicale Rita Bernardini - mentre prosegue l’iniziativa nonviolenta avviata il 24 ottobre per ribadire la necessità di un provvedimento di amnistia per porre subito fine all’illegalità in cui versa la giustizia italiana e la sua appendice carceraria - torna ad occuparsi delle carceri calabresi e lo fa interrogando i Ministri della Giustizia e della Sanità sulle condizioni di detenzione e su tutta una serie di carenze e deficienze denunciate il 23 novembre dalla UGL Polizia Penitenziaria di Calabria.
Che lo stato delle carceri calabresi, le condizioni di vita dei detenuti, fossero un autentico insulto alla Costituzione e alle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti dell’uomo è cosa di cui eravamo a conoscenza, ma il quadro dipinto dai sindacalisti, anche dopo aver visitato un carcere come quello di Castrovillari, è disarmante.
Senza mezze misure, la Ugl sottolinea “lo stato emergenziale in cui versa l’intero sistema penitenziario nazionale e calabrese”, la fatiscenza e inadeguatezza delle strutture, l’inidoneità strutturale ed allocativa delle aree detentive rispetto ai dettami del DPR 230/2000, l’ insalubrità degli ambienti e infine, ma non ultimo, la “scarsa igiene e sicurezza che connotano le postazioni di lavoro della Polizia Penitenziaria”.
Anche nel disastro italiano, numeri come quelli di Reggio Calabria dove si registra un sovraffollamento del 300% rispetto alla capienza regolamentare, lasciano a bocca aperta.
Questo per non dire delle condizioni di lavoro degli agenti, che al pari dei detenuti vivono un quotidiano inferno. Carceri luogo di tortura senza torturatori, ma solo torturati. Torturati da uno “Stato canaglia” incapace di rispettare la sua propria legalità e le convenzioni a tutela dei diritti dell’uomo che pure abbiamo recepito e ratificato.
Ciononostante è proprio dalle carceri, dall’intera comunità penitenziaria che è arrivato un segnale di forte partecipazione ai quattro giorni di sciopero della fame, battitura e silenzio per il diritto di voto dei detenuti e per l’amnistia, convocati da Marco Pannella e dal Partito Radicale. La forza della nonviolenza per dialogare con chi preferisce comportamenti omissivi, trincerandosi dietro un comodo “non ci sono le condizioni”. Le condizioni, rispondiamo noi, si creano, e nell’affermarlo non possiamo che ribadire con forza “la necessità di un provvedimento di amnistia e di indulto”, che nelle condizioni che da tempo denunciamo è l’unico in grado di fare uscire subito dall’illegalità la nostra giustizia e la sua appendice carceraria.
Occorre, ma davvero, dire grazie a chi non cedendo alla disperazione ha voluto alimentare ed essere speranza. Occorre dire grazie a quegli oltre 43mila detenuti che in oltre 100 carceri italiane hanno imbracciato le armi della nonviolenza. Grazie ai direttori del Si.Di.Pe, alle associazioni, ai sindacati di Polizia, ai volontari, ai cappellani e a tutti coloro che percepiscono la banalità di un “male” che ci sta consumando e che si traduce i strage di popoli, di vite, come sempre avviene quando c’è strage di legalità.
E un grazie particolare, consentitemelo, da lucano voglio rivolgerlo ai detenuti di Potenza, Melfi, Matera e dell’istituto minorile di Potenza, che in blocco hanno aderito all’iniziativa, e voglio farlo ricordando le parole di monsignor Agostino Superbo che in più occasioni ha affermato che “l’impegno per l’amnistia, la giustizia e la libertà va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione”.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Al Ministro della Giustizia
Al Ministro della Salute
Per sapere, premesso che
in un comunicato stampa diramato in data 23 novembre c.a. dalla UGL Polizia Penitenziaria della Calabria e a firma del segretario regionale Andrea Di Mattia si riferisce di visite effettuate dallo stesso sindacato presso gli istituti penitenziari “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria e “Filippo Salsone” di Palmi in data 19 novembre c.a.;
nello stesso comunicato si legge che “le visite effettuate hanno confermato lo stato emergenziale in cui versa l’intero sistema penitenziario nazionale e calabrese”;
il segretario regionale della Ugl Polizia Penitenziaria della Calabria in relazione alle condizioni delle sopracitate carceri ha parlato di “abnorme affollamento”, riferendo che presso il carcere di Reggio sono presenti 433 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 149 e che presso il carcere di Palmi, a fronte di una capienza regolamentare di 140 detenuti, ne sono presenti 243;
nel comunicato in oggetto si riferisce di detenuti “letteralmente stipati nelle sezioni detentive e con letti a castello su ben quattro livelli”, di carenza degli organici tanto del Comparto Sicurezza che del Comparto Ministeri, di fatiscenza e inadeguatezza delle strutture, di inidoneità strutturale ed allocativa delle aree detentive rispetto ai dettami del DPR 230/2000, di insalubrità degli ambienti e infine, ma non ultimo, della “scarsa igiene e sicurezza che connotano le postazioni di lavoro della Polizia Penitenziaria”;
la Ugl Polizia Penitenziaria della Calabria, inoltre, sottolinea il “mancato rispetto della normativa contrattuale, con particolare riferimento alla “fruizione dei congedi ordinari e dei riposi settimanali da parte degli operatori di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Palmi”, dove, a detta dei sindacalisti, alcuni agenti non hanno ancora potuto fruire del congedo relativo all’anno 2008 e di 15-20 riposi settimanali;
la Ugl sottolinea “l’ineludibile e non più procrastinabile necessità” di rafforzare gli organici di Polizia Penitenziaria di Reggio Calabria e Palmi, pena la compromissione del regolare svolgimento di importanti processi di mafia che si stanno celebrando a Reggio Calabria:-
se quanto rappresentato in premessa corrisponda al vero;
quali siano i dati aggiornati del sovraffollamento nelle carceri calabresi, facendo riferimento alla capienza regolamentare di ciascun istituto;
a quando risalgano le ultime visite effettuate dalle ASL sullo stato dei luoghi detentivi e di lavoro degli istituti penitenziari calabresi e cosa vi sia scritto nelle relazioni semestrali in merito alle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza;
se intenda affrontare urgentemente e in che modo l’illegalità delle condizioni di detenzione negli istituti di Reggio Calabria e Palmi;
se intenda affrontare urgentemente e in che modo le carenze di organico della polizia penitenziaria e il mancato rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori come la mancata fruizione dei riposi settimanali;
se ai ministri siano giunte segnalazioni -e di che tipo- da parte dei Direttori degli istituti penitenziari calabresi in merito alle irregolari condizioni di detenzione e di condizioni di lavoro del personale di polizia penitenziaria;
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