Fisco, Beltrandi: da dieci anni lo Stato non incassa oltre 4 mld di € del c.d. “condono tombale”. Mentre si fanno i dolorosi tagli alla spesa pubblica è necessaria anche una razionale opera di “recupero crediti”

Dichiarazione di Marco Beltrandi, deputato radicale in Commissione di vigilanza Rai
Grazie a radio Radicale e alle interviste di Stefano Imbruglia, sono venuto a conoscenza di un fatto singolare: i cittadini che, dieci anni fa, aderirono al c.d “condono tombale”, dopo aver pagato la “prima rata”sono scomparsi e nulla hanno più versato.
Tutto è avvenuto a causa di una norma giuridica scritta in modo incauto: per chi scelse la via del condono, ci sarebbe stata la garanzia di anonimato, una rinnovata verginità penale e fiscale ed aliquote di favore, che avrebbero consentito all’erario di incassare, entro poco nelle speranze di allora, almeno 26 miliardi di euro. A questo, però, si è poi aggiunto un ulteriore, “imprevisto”, vantaggio perché, come ha fatto notare la Corte dei conti, “Con il versamento della prima rata [...], la controversia risulta estinta, e il relativo condono diviene definitivamente efficace anche sotto l’aspetto penale [...], pur nella circostanza del mancato pagamento degli importi dovuti alle scadenze temporali successive”. In pratica, dopo aver pagato la prima rata, gli evasori hanno fatto perdere le proprie tracce.
Infatti, secondo il meccanismo descritto, dopo aver pagato della prima rata, ci si salva dal pagamento delle successive, allungando i tempi e confondendo i termini. Ed è così che la rateizzazione delle “quote eccedenti” -sempre secondo la Corte- “ha consentito” ai contribuenti, definiti “non proprio ignari”, di rendersi “incapienti” rispetto alla mossa successiva dell’erario;
Eppure l’amministrazione finanziaria possiede tutti i loro codici fiscali e qualcosa di concreto si potrebbe fare per recuperare i tanti miliardi dovuti. Non si capisce poi perché il governo abbia introdotto all’interno del decreto “Salva-Italia” un comma che può produrre ulteriori oggettivi vantaggi per le migliaia di evasori scomparsi: il termine entro cui la Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate dovranno porre sotto stretto controllo la posizione del “contribuente” inadempiente, costringendolo a versare il dovuto mediante “azione coattiva” e “intimazione al pagamento”, è stato spostato al 31 dicembre 2013.
In un momento in cui le casse (vuote) dello Stato costringono il governo a tagliare anche il necessario, non solo il superfluo, nonostante le aumentate esigenze di fondi per politiche di previdenza ed assistenza a vantaggio di cittadini meno abbienti, malati, disoccupati, inoccupati, precari, questa situazione mi appare particolarmente grave.
Seguendo questa via, ci attende il futuro ancor più povero, quindi cosa aspetta l’amministrazione finanziaria a perseguire seriamente i 60.000 italiani prima evasori e poi truffatori?
Con 4 miliardi di euro, di questi tempi, molte spese pubbliche utili, efficienti e necessarie potrebbero essere “salvate”, dando un poco di respiro al Paese.
Per questo motivo ho presentato un’interrogazione urgente al Ministro dell’economia
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