Università, Simi e Massari: Caro Presidente Monti, è utile aumentare le tasse universitarie, ma insufficiente altrimenti questa università è una “fregatura” per studenti e famiglie

Dichiarazione di Giulia Simi, Presidente del Comitato nazionale di Radicali Italiani e Alessandro Massari, della Direzione nazionale di Radicali italiani:
Il decreto legge sulla spending review appena votato, prevede aumenti delle tasse universitarie sia per gli studenti fuoricorso, che per gli studenti in regola con gli esami.
Non tutti sanno che le tasse coprono appena il 10 per cento della spesa totale. Quindi la maggior parte dei costi universitari sono pagati dai tanti lavoratori prossimi ai livelli di povertà, che non potranno mai mandare i figli all’università. Mentre i figli di imprenditori, professionisti, dei benestanti insomma, qualcuno probabilmente anche evasore, possono studiare quasi gratis
E’ importante fare alcune precisazioni, altrimenti, come al solito, si fa molto rumore per nulla:
- gli aumenti saranno decisi in autonomia dai singoli Atenei;
- gli aumenti per gli studenti in regola con gli esami partiranno dall’anno accademico 2013-14; le tasse saranno invariate fino al 2016 per gli studenti che dichiarino redditi inferiori a 40 mila euro;
- gli aumenti che verranno decisi dagli atenei seguiranno i criteri definiti dal ministero dell’Istruzione. Tali aumenti saranno adottati “sulla base dei principi di equità, progressività e redistribuzione e tenendo conto degli anni di ritardo rispetto alla durata normale dei corsi di studio, del reddito familiare, del numero degli studenti appartenenti al nucleo familiare iscritti all'università e della specifica condizione degli studenti lavoratori".
La nostra università, è vissuta per decenni sul mito che tutti debbano prendersi il “pezzo di carta”. Per questo motivo è stato garantito solo un modello universitario, con rette universitarie uguali per tutti, indipendentemente dalle condizioni di reddito e da requisiti di merito individuale.
Però nessuna attenzione si presta al merito degli studenti. Del premio al merito. Perché non si è previsto la possibilità di garantire lo studio gratuito per tutti gli studenti capaci che non hanno soldi per mantenersi agli studi?
Chi è ricco, e magari mediocre, che paghi le giuste tasse, ma chi è povero e magari molto bravo, perché escluderlo dalla possibilità di apprendere e diventare parte della futura classe dirigente del Paese? Ne abbiamo bisogno se vogliamo rimanere competitivi e moderni.
Ricordiamo che noi radicali, con Emma Bonino e Marco Beltrandi, abbiamo promosso un appello che propone l’abolizione del valore legale, e la liberalizzazione delle tasse universitarie. Vogliamo escludere i poveri dallo studi si potrebbe pensare. E’ vero il contrario, perché proponiamo l’istituzione di borse di studio effettive, cioè sostanziose, in grado di garantire il pagamento di vitto, alloggio, libri, e magari permettersi anche la visione di un film ogni tanto. Unica condizione: dimostrare di essere studenti meritevoli.
Il governo Monti si stia muovendo in questa direzione, fa quello che può, ma non basta.
Se l’aumento delle tasse non è accompagnata dall’abolizione del valore legale del titolo di studi, non avremmo nessuna possibilità di mettere in competizione i vari atenei e premiare il merito di studenti, professori, ricercatori. Non vorremmo che fosse solo un modo per battere cassa. Forse una domanda al Governo Monti sarebbe opportuna porla: Che fine ha fatto la consultazione online sull’abolizione del valore legale? Ha intenzione di riaprire un dibattito?
Presidente, tutto questo non si ottiene solo aumentando le tasse universitarie, serve anche l’abolizione del valore legale del titolo di studio e l’istituzione di borse di studio per gli studenti meritevoli.
Lei è un professore e conosce bene questi argomenti. Li inserisca nel suo programma, perché sono necessari per “salvare l’Italia”.
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