Simi, Bonino, Beltrandi: è necessario abolire il valore legale della laurea per restituire al “pezzo di carta” un “valore reale”

I giornali di oggi ci informano di una nuova riforma promossa dal governo per rendere più efficiente e competitivo il sistema di formazione universitaria e le regole di accesso e progressione in carriera dei dipendenti pubblici. E’ una buona notizia, e speriamo si trasformi in ottima
Infatti, come il ministro Francesco Profumo ben sa, attualmente le lauree non hanno nessun effettivo valore economico e culturale, quindi abolirne il valore legale è la premessa necessaria per restituire un valore reale, di mercato, alle lauree.
La strada maestra da percorrere è quella della riforma radicale: l’abolizione tout court del valore legale del titolo di studio, per creare un nuovo sistema di accreditamento e di certificazioni a livello nazionali dei percorsi formativi; un sistema di garanzie completamente diverso da quelle attuali, fuori dalla scuola e dall’università. Questa è la proposta della galassia radicale contenuta in un appello di prestigiosi docenti universitari, indirizzato al Parlamento. In questo modo si aprirebbe la strada ad una pluralità di agenzie di accreditamento e di certificazione della qualità e delle competenze delle nostre università, agenzie dotate di professionalità necessaria ad una valutazione effettiva, mentre con il sistema vigente fondato sul valore legale, qualsiasi istituto universitario una volta acquisito il timbro burocratico del “valore legale”, non deve più darsi eccessiva pena per formare le future generazioni. La formazione è “garantita dal pezzo di carta”
Altri benefici si avrebbero grazie ad un circolo virtuoso di informazioni, che permetterebbe soprattutto alle famiglie con meno risorse e scarsa informazione di scegliere, con i propri figli le università migliori, non vivendo sulla falsa illusione che tutte le università sono uguali. Non è un caso che oggi chi ha risorse economiche e conoscenze giuste decida di studiare all’estero.
Abolendo l’uguaglianza formale del titolo universitario preso in qualsiasi università italiana, si farebbe emergere la reale differenza nell’offerta didattica fra i diversi istituti universitari.
In questo modo si incentiverebbero gli studenti a frequentare le università migliori e nel contempo si incentiverebbero i professori a formare gli studenti migliori.
Per questa ragione abbiamo lanciato un appello rivolto al Parlamento, sottoscritto da prestigiosi docenti come Giavazzi, Alesina, Hack, Baldassarri, Ichino, Ronchey, solo per citarne alcuni, al fine di abolire il valore legale del titolo di studi universitari.
L’appello può essere letto e sottoscritto da professori, studenti, cittadini, parlamentari e ministri a questa pagina.
Giulia Simi, presidente del comitato di RI, promotrice e prima firmataria dell’appello
Emma Bonino, vicepresidente del Senato, promotrice dell’appello
Marco Beltrandi, deputato, membro della commissione di vigilanza Rai, promotore dell’appello
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