Pensioni, De Lucia: le richieste dell’Ue non possono essere ignorate

Pensioni - Inps

Bossi pronto a sfasciare quel che resta del paese (a cominciare dal nord) per meri calcoli di sopravvivenza elettorale. Ripartire dalle proposte Radicali depositate in parlamento. E dal Congresso di Radicali Italiani, da sabato prossimo a Chianciano Terme. 

Nota di Michele De Lucia, tesoriere di Radicali italiani

Alcuni fatti di cui quotidiani, tg, agenzie sembrano proprio non voler parlare:

  • l’Europa ci chiede, anche sulle pensioni, quelle riforme strutturali che la partitocrazia nel suo insieme (corporativo, concertativo, assistito, antiliberale) non ha mai voluto fare. Esempio: nel 2004-2005 viene approvato l’innalzamento dell’età pensionabile (il c.d. “scalone” di Maroni), ma la sua entrata in vigore viene differita al 1° gennaio 2008 (legislatura successiva); nel 2007 sindacati e sinistra comunista impongono a Prodi, con il protocollo sul welfare, e con la sola opposizione della radicale Emma Bonino, di sostituire lo scalone con dei più blandi “scalini”, al modico costo di 10 miliardi di euro, la metà dei quali fatti pagare a precari a parasubordinati, che difficilmente vedranno, quando verrà il tempo, una pensione;
  • un passo indietro: anno 2000. La Corte costituzionale in veste di killer boccia, con altri 13 quesiti, il referendum Radicale per abolire le pensioni di anzianità (che non esistono negli altri Paesi UE), giustamente definite come “il più intollerabile elemento di insostenibilità finanziaria e di iniquità generazionale del nostro sistema previdenziale”. Allora venimmo definiti “affamatori sociali”. Oggi è chiaro che gli “affamatori” erano altri, a cominciare da coloro che, come chiarito sopra, hanno impedito le riforme o le hanno fatte per finta.
  • in Parlamento deputati e senatori Radicali sulle pensioni hanno presentato proposte di legge, tra l’altro, per:
    1. innalzare l’età pensionabile con risparmi a regime fino a sette miliardi di euro l’anno, riformare il welfare in senso universalistico e adottare politiche di welfare to work;
    2. consentire in via sperimentale, per un triennio e su base volontaria, di proseguire il rapporto di lavoro con rinnovi biennali oltre i limiti di età (primi firmatari della proposta di legge, ispirata da Marco Pannella, sono il sen. Pietro Ichino e l’on. Giuliano Cazzola). Risparmi stimati nell’ipotesi massima: 2,3 miliardi di euro;
    3. inserire nel nostro ordinamento il diritto alla restituzione dei contributi silenti, ovvero di quei contributi che in particolare precari, parasubordinati, liberi professionisti versano alla Gestione separata dell’Inps, pagando la pensione ai genitori e ai nonni, con la certezza, quando sarà il loro turno, di non averne una o di averne una da fame. Per la cronaca: l’aumento delle aliquote ha visto come protagonisti, negli anni, sia Berlusconi che Prodi.

Quotidiani, tg, agenzie proprio non vogliono parlarne. Preferiscono dare le prime pagine a Bossi, pronto a (finire di) sfasciare tutto, a cominciare dal nord, raccontando sciocchezze agli elettori pur di recuperare consenso. Noi invece continuiamo, e continueremo a parlarne (e a fare) al X Congresso di Radicali italiani, da sabato prossimo a Chianciano Terme.

È la differenza tra fatti e… misfatti.

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