Perciò se fosse quella, perfino per noi, di simboli viventi ancorché prestigiosi della maledetta odierna politica italiana, saremmo per dirla con linguaggio popolare, definibili come figli di m…! Quindi, almeno, non confonderci con tanti di quegli altri. 

Caro Luca Volontè, al solito fai confusione, casino. Noi saremmo tornati, andando in aula, “a casa del padre”, scrivi.
Innanzitutto, la locuzione divenne celeberrima quando la usò, in fin di vita, Giovanni Paolo II: per invocarla. In tal senso può valere, oggi, per tutti… o quasi.

In secondo luogo tu ci attribuisci, quindi, come “padre”, un simbolo vivente e prestigioso della maledetta, attuale “politica italiana”. In tal caso, caro Luca, apparterremmo – noi Radicali – ad una categoria particolare, ben diversa: a quella dei (popolarmente, alla buona, evocati come) figli di mignotta... di mater certa, ma padre sconosciuto.
Mentre per noi padri, nonni, bisnonni, avi e via dicendo sono certi come fossero matres.
Diciamo, “illuministi”? Antisimoniaci? Riformatori, non controriformati?

Ma, Luca, scegli tu! Siamo comunque credenti in altro che nell’oro e nel potere, credenti nella Religione della Libertà e della Responsabilità.
Ergo: mi sarei aspettato che – se non altro, per tattica e convenienza – avreste fatto, anche, proprio voi UDC: i moderati, “demo...cristiani”, cattolici-liberali.
Invece Pier Ferdinando, no, voi siete con e come Di Pietro.

Solo quelli di "Famiglia Cristiana" e Marco Follini, avrebbero voluto, loro, che si andasse – al pari di noi Radicali – ad onorare l’istituzione parlamentare, andando ad ascoltare, intervenire e a votare. Naturalmente, come noi, la sfiducia. Peccato che nemmeno lui ce l’abbia fatta!

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La dichiarazione di Volontè: "I radicali in Aula? Ci fa piacere. E' la dimostrazione che sono tornati alla casa del padre abbandonata nel '94". Cosi' il deputato dell'Udc Luca Volontè

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