Zone, i nove parlamentini d’oro: spendono 525mila euro (a testa)

Dalla Rassegna stampa

Un istituto costosissimo ma inutile. Costa cinque volte quanto eroga, ma ha potere pari a 0. Questo il ritratto dei consigli di zona tracciato dai Radicali. Il consigliere comunale Marco Cappato, il consigliere di zona 2 Yuri Guaiana (zona 2) e il tesoriere Valerio Federico tracciano un quadro impietoso dei 9 parlaentini di zona: «i consigli di zona sono organismi politici che non hanno potere. Hanno costi elevati per effetti democratici pari a zero». Chiuderli?Impossibile sono obbligatori per legge (legge 267, testo unico del 2000). Ma un modo per riabilitarli ci sarebbe: trasferirei poteri e competenze previste dal Regolamento sul Decentramento del 1997.

Facendo i conti del «bilancio fallimentare»: un parlamentino, fra gettoni di presenza, rimborsi, cancelleria e personale dipendente costa oltre 500mila euro all’anno, a fronte di importi deliberati - ovvero le spese fatte per iniziative e attività nei quartieri - ammontano a una media annuale di 100mila euro. Il costo annuale medio per singolo consiglio di zona è di 265mila euro per gettoni (ogni consigliere riceve 60 euro lordi per seduta fino a un massimo di 11 al mese), rimborsi (ad esempio quelli di viaggio per i consiglieri che risiedono fuori città e che devono raggiungere il consiglio di zona per le sedute), cancelleria ed emolumento del presidente. A questi si aggiungono circa 260mila euro per il personale (fra i5 e i7 i dipendenti comunali dedicati a ogni parlamentino), per arrivare a una media di 525mila euro di spese di gestione, a fronte di 105mila euro di media di contributi deliberati, fra rimborsi parziali di iniziative già avvenute e coperture totali di eventi promossi da associazioni. Complessivamente, il consuntivo 2013 presentato dai Radicali è di 4 milioni e 600mila euro di costo di gestione dei 9 consigli per 950mila euro di fondi erogati.

«È uno squilibrio ridicolo rispetto a qualunque principio di efficienza ed efficacia democratica» per Cappato, «che susciterebbe sdegno, se questi dati fossero debitamente pubblicati online e conosciuti dai cittadini», ha detto Federico. «È uno sperpero per organismi politici senza poteri, perché anche i suoi pareri non sono vincolanti, e che erogano sempre meno risorse – spiega Yuri Guaiana -. Serve una vera devoluzione di poteri che anche in questa consiliatura si è ridotta a due funzioni tecniche e non politiche su edilizia scolastica e gestione del verde». Il problema non è il singolo consiglio di zona, ma l’istituto in sé - il ragionamento -: sono anni che le zone chiedono che l’amministrazione centrale conferisca quei poteri in materia di esercizi sociali, manutenzione del verde, servizi demografici, manutenzione urbana, polizia urbana - previste dal regolamento del 1997. Non solo, Giuliano Pisapia aveva costruito la campagna elettorale proprio sul decentramento e sul potenziamento dei parlamentini di zona, tramite tra cittadini e palazzo.

«La responsabilità è di chi ha governato dal 1997 a oggi - l’affondo di Marco Cappato, a una settimana dall’invito del sindaco alla sua maggioranza alla compattezza e all’unità - dell’amministrazione di centro destra ma anche di centrosinistra. Sono già passati tre anni e ancora nulla è stato fatto, ma il regolamento c’è. E riteniamo che l’attuazione del decentramento sia altrettanto importante quanto quello della città metropolitana. Delle due l’una: o si riforma il regolamento per abolirlo oppure si riforma il sistema e si dà attuazione al Decentramento, altrimenti... diventa una presa in giro grottesca». I tempi per farlo ci sono e non si può tardare: realizzare la città metropolitana senza i municipi sarebbe assurdo. L’invito che rivolgono i radicali all’amministrazione è portare avanti la costituzione della città metropolitana parallelamente alla trasformazione dei consigli di zona in municipi.

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