Welby, triste anniversario nel silenzio della politica

Dalla Rassegna stampa

Zero, o quasi zero. Cinque anni fa moriva Piergiorgio Welby. Cinque anni dopo, nel giorno della sua morte, a ricordarlo c'è soltanto l'associazione Luca Coscioni. E, radicali a parte, la politica, ancora una volta, è del tutto assente. Neppure un ricordo, nessuna voce. Zero, appunto. Ed è un silenzio che fa davvero impressione.

Sarà certamente vero che, travolti dalla crisi, sostituiti dai tecnici, impegnati nel tentativo oggettivamente non semplice di non sparire del tutto dalla scena, i rappresentanti del popolo eletti in Parlamento forse hanno dimenticato cosa accadde esattamente cinque anni fa, nella notte tra il 20 e il 21 dicembre del 2006 quando a Piergiorgio Welby fu staccato il respiratore automatico. Welby fece fino in fondo della propria vita un manifesto politico; e oggi nessun politico, a distanza di cinque anni, ha ritenuto di dover spendere neppure una riga di comunicato stampa per ricordarlo. Eppure, a interrogare un motore di ricerca sul nome “Welby”, le risposte ancora oggi si contano a milioni. Zero, o quasi zero, invece sono i risultati se la stessa operazione la si compie sui notiziari delle agenzie di stampa di ieri. Sarà la crisi, appunto. Chissà.

Eppure, cinque anni fa di parole ne furono spese davvero tante. Altrettante ne corsero quando, e si era arrivati al febbraio del 2009, morì Eluana Englaro. Tutti o quasi, allora, intervennero nel dibattito che si Mina e Piergiorgio Welby fece infuocato. Ancora una volta, la vita dei malati e il loro corpo erano tornati ad essere terreno di scontro per i partiti. Si ascoltarono discorsi alati, si presero solenni impegni. Si accese anche uno scontro istituzionale tra Cassazione e Parlamento che si concluse di fronte alla Corte Costituzionale con una rovinosa sconfitta su tutta la linea per chi, con arroganza, aveva smesso di esercitare il proprio diritto-dovere, ossia legiferare, e riteneva che anche i giudici dovessero fare altrettanto, omettendo di applicare leggi poco gradite alla maggioranza di centrodestra che allora governava il paese. Poi, il nulla. Di testamento biologico non se ne sentì più parlare o quasi. Di tanto in tanto, il tema torna a fare capolino sulle cronache quando la politica ritiene di dover stringere qualche bullone nei rapporti con il Vaticano. Evidentemente, per la politica il ricordo di Welby non vale tanto. O non serve. Così, l'unico titolo che ieri includeva la parola "Welby" è rimasto quello che ha dato conto della conferenza stampa dell'associazione Luca Coscioni e dell'Associazione Radicale Piero Welby con la quale a Montecitorio è stato lanciato il progetto "Ora", che consiste in un cofanetto firmato da numerosi artisti e che contiene il videoclip dei Diskanto dedicato alla battaglia civile di Welby e che serve per sostenere il diritto «un fine vita scelto, consapevole e dignitoso». Chissà se in Parlamento qualcuno lo ascolterà?

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