Vince l'amore libero

CANNES
«Il 1 mio premio è per la bella gioventù di Francia che ho incontrato durante la lavorazione del film». Così il regista Abdellatif Kechiche ringrazia i giovani francesi e tunisini, e il loro coraggio d’amare, ricevendo la Palma d'oro per La vie d’Adèle, consegnata da Urna Thurman. Eccezionalmente assegnato a un trio - il regista e le due protagoniste Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux - come dice il presidente della giuria, Steven Spielberg, il premio assegnato a un film sulla storia d’amore tra una liceale e una pittrice mentre a Parigi continuano le manifestazioni contro i matrimoni gay, assume inevitabilmente un significato politico.E infatti è accolto da un lungo applauso del pubblico (solo da una piccola delusione dei rappresentanti della stampa straniera che sperava in un premio non francese).
Ma in generale tutti i verdetti di questa giuria sono stati applauditi dal pubblico, tra cui Alain Delon: i premi sono andati ai film più belli e più nominati nelle previsioni della vigilia, da Le passé di Asghar Farhadiè, premio la migliore interpretazione a Bérénice Bejo, a Nebraska di Alexander Payne, che ritira il riconoscimento assegnato al protagonista Bruce Dern, a A Touch of sin di Jia Zhanghe, migliore sceneggiatura. Un’ovazione accoglie il Grand Prix a Inside Llewyn Davis di Ethan e Joel Coen, uno dei favoriti dalla stampa internazionale mentre qualche perplessità suscita il Premio della giuria al giapponese Like father, like son di Kore-Eda Hirokazu e quello alla regia ad lidi di Amat Escalante che nel ringraziamento si augura che il suo Messico «smetta di soffrire ».
Grande escluso, Roman Polanski, grandioso regista di Venere in pelliccia con Emmanuelle Seigner, che avrebbe meritato il premio come migliore attrice. La delusione è anche per l’esclusione di La grande bellezza, sia per la regia di Paolo Sorrentino amatissima dal popolo del festival che per l’interpretazione magistrale di Toni Servillo.
Da parte italiana hanno vinto i distributori, la Bim ha due film premiati, Like father, like son e Le passé, la Lucky Red addirittura ne ha tre, il vincitore Kechiche, i Coen e Nebraska. Condotta da Audrev Tautou che sfumala solita retorica con vezzosa verve, la serata è segnata da tante lacrime: piange melodrammatica la Bejo, singhiozzano le attrici di Kechiche, che soffoca il pianto ricordando l’amico e mentore Claude Berri.
Per fortuna a suscitare momenti di ilarità c’è parecchio caos negli spostamenti dei premiati sul palco e c’è Asia Argento che, come in un film del padre, annuncia il premio alla sceneggiatura con voce roca da dark lady, come fosse un invito al sesso. Nella memoria resta la sequenza di La donna che visse due volte, con Kim Novak bellissima, e James Stewart uniti dal bacio finto del cinema casto degli anni 50. Poi Kim Novak arriva sul palco: il tempo e un perfido stilista non sono stati clementi.
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