Viale: “Niente allarme, ma il servizio non è trattato come tutti gli altri”

Silvio Viale è consigliere comunale dei Radicali, ma anche ginecologo, «padre» della sperimentazione della pillola Ru486 e in prima fila per il diritto all'aborto.
In Piemonte due ginecologi su tre sono obiettori: è preoccupante?
«È un dato che merita attenzione, ma credo non comporti disagi».
Fare cento chilometri per trovare un non obiettore non lo è?
«Non credo che una donna voglia abortire sotto casa. Come per il parto, anzi anche di più perché spesso si cerca la riservatezza, si va negli ospedali grandi e in cui il servizio è migliore. Al Sant'Anna ad esempio facciamo il 22 per cento dei parti piemontesi, ma oltre il 40 per cento degli aborti».
Quindi secondo lei il problema non esiste?
«No, il problema esiste e andrebbe risolto».
Come?
«Decidendo che si fanno solo in 10 ospedali, o consultori, si stabilisce che qui i non obiettori siano almeno il 40 per cento».
È vero che chi fa aborti non fa carriera e fa quello tutta la vita?
«Sì, c'è un effetto sulla carriera. Anche se si tratta di numeri piccoli. Se tutti i ginecologi facessero aborti la media nazionale sarebbe di 1,6 a testa a settimana. Il numero cresce perché ci sono gli obiettori. La situazione non è drammatica, ma è vero che le interruzioni di gravidanza non sono trattate come una qualsiasi altro servizio sanitario».
In che senso?
«È l'unico intervento che si può fare solo nel pubblico e che non fa parte della formazione degli specializzandi».
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