Verso un'Europa a una sola velocità

Pieni poteri a un commissario Ue al bilancio per verificare e controllare i conti degli Stati membri e, nel caso in cui sforassero i parametri europei, proporre e irrogare sanzioni. Una sorta di dittatore dei conti pubblici, con pieni poteri, che abbia il compito d'imporre politiche, preventive, di bilancio, e il potere, successivo, di espellere dalla zona euro gli Stati membri che non si adeguano e che non rispettano le regole. La proposta del premier olandese Mark Rutte e del suo ministro delle Finanze Jan Kees, in una lettera al Financial Times di ieri, non brilla per raffinatezza di analisi e sofisticazione degli strumenti. Un solo uomo al comando, poche chiacchiere e chi sbaglia paga duramente. Una vera e propria rivoluzione per l'Unione europea che decide anche la dimensione delle pesche all'unanimità. Il problema però è reale: quanta sovranità fiscale, e dunque nazionale, sono disposti a cedere gli Stati della periferia dell'euro in cambio di un'Europa più stabile? E, signor primo ministro olandese, quante risorse - pienamente garantite - sono disposti a rendere disponibili i Paesi del Nord per un'Europa più forte? Il progetto Eurobond è meno lontano dalle due posizioni di quanto sembra. Più coordinamento fiscale per garantire i Paesi forti, più garanzie per integrare quelli più deboli.
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