Verhofstadt chiama i Libdem "In Italia un colpo di Stato"

Il decollo è previsto il 4 marzo. Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga e candidato della famiglia europea di liberali e democratici alla guida della Commissione Ue, svelerà a Roma il suo piano per una piattaforma Libdem anche in Italia, l’offensiva contro «il colpo di Stato» compiuto da Pd e dal Centrodestra che «promettono di riformare l’Italia dopo essere stati loro a portarla nella crisi». L’intenzione del fiammingo è coagulare l’area laica e moderata. Vorrebbe un leader forte, qualcuno dice che potrebbe essere Emma Bonino, ma per il momento i contatti col ministro sono sospesi in attesa degli eventi di governo. Verhofstadt è venuto in Italia una decina di volte nell’ultimo anno. Ora concede che nel Paese i liberali sono un genere che ha poco mercato e ricorda una frase di Valerio Zanone, vecchio leader Pli, secondo cui «da noi sono tutti liberali e non serve un partito».
La compagine è variopinta. Sono papabili alla squadra Centro Democratico, Fermare il Declino, Movimento Liberali, Retelib, Federalisti Europei, Liberale, Radicali, Fondazione La Malfa, Conservatori Sociali Riformatori, Movimento Italia Aperta. «Non è un gruppo chiuso - assicura -. Vogliamo aggregare». Il problema è vendere l’Europa di questi tempi. «Gli euroscettici hanno ragione su molte cose - concede Verhofstadt -. Quello che è sbagliato è pensare che la soluzione sia ritirarsi all’interno dei confini nazionali». Non si fa illusioni. Teme lo sbarramento al 4% e contesta l’8 dell’Italicum. «Come la Turchia che ha il 10%!», sbotta il fiammingo, che trova in questo un altro segno del «colpo di Stato». Non prende posizione sui rapporti con la Chiesa, si professa «laico», e dice che «la fede è una questione privata». Ce la farete? «Capisco che la gente sia stufa - risponde - ma non ha senso votare per chi ha provocato la crisi o per l’antipolitica. Noi vogliamo essere l’alternativa».
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