Una soluzione c'è

Dalla Rassegna stampa

I problemi che hanno caratterizzato il Consiglio europeo di ieri e che - con ogni probabilità - saranno al centro della riunione odierna dei diciassette leader dell'Unione economica e monetaria europea (Uem), dipendono dalla difficoltà di rendere temporalmente compatibili le esigenze dei due maggiori Stati «periferici» e i veti incrociati di Francia e Germania. L'Italia mira ad attivare un meccanismo europeo che calmieri gli spread interni all'area dell'euro, senza obbligare i Paesi a «rischio contagio» - ma con politiche rigorose di consolidamento del proprio bilancio pubblico - ad attivare il programma di aiuti già in atto per Grecia, Irlanda e Portogallo. La Spagna necessita di un sostegno europeo al proprio settore bancario che non pesi sul suo bilancio pubblico e che rompa, così, il circolo vizioso fra rischi finanziari e rischi del debito sovrano.
Per fungere da efficace barriera alla deflagrazione dell'area dell'euro, ambedue questi strumenti vanno varati in via immediata. La Germania teme, però, che le richieste di Italia e Spagna siano il «cavallo di Troia» per una progressiva socializzazione europea dei debiti sovrani e delle perdite bancarie dei Paesi «periferici»; per conseguenza, essa vincola ogni apertura al riguardo alla realizzazione di un'unione fiscale e di un'unione bancaria, inevitabilmente proiettate nel medio periodo.
Tale incompatibilità temporale è aggravata dalla posizione francese. Pur appoggiando le richieste italiane e spagnole, il presidente Hollande è disposto ad avvicinarsi alle «sabbie mobili» della cessione di sovranità nazionale (implicita nell'unione fiscale e bancaria) solo se l'Uem attua un credibile rilancio della domanda aggregata nel breve termine così da aprire prospettive di crescita economica. Tale insieme eterogeneo di obiettivi e vincoli può apparire un ginepraio; esso rappresenta, tuttavia, un progresso rispetto alla situazione di poche settimane fa. Di fronte alla minaccia di fallimento dell'euro, i leader dell'Uem hanno scoperto le carte, hanno riconosciuto la compatibilità degli approdi da essi disegnati e stanno collaborando per una convergenza fra le loro diverse rotte. In tale prospettiva, ognuno deve essere pronto a correzioni.
La cancelliera Merkel deve riconoscere che il progetto redatto dai presidenti del Consiglio europeo (Van Rompuy), della Commissione europea (Barroso) e della Bce (Draghi) rappresenta un credibile avvio dei processi di unificazione fiscale e bancaria. Il presidente francese deve interpretare il limitato piano europeo di investimenti come il primo mattone di un growth compact (programma di crescita). Il nostro presidente del Consiglio e quello spagnolo devono garantire ai partner dell'Uem (se richiesti, anche sotto forma di unilaterale cessione di sovranità nazionale) che sistematiche iniziative europee per l'allentamento delle tensioni sugli spread fra i titoli pubblici degli Stati membri e sui rischi bancari di insolvenza non indeboliranno ma rafforzeranno gli impegni fiscali assunti nei confronti dell'Uem e dell'Unione Europea. L'opportunità di queste correzioni di rotta, che getterebbero le basi per una credibile ripartenza dell'Uem, è ben presente a ciascuno dei leader europei. Ma occorre reciproca fiducia e lungimiranza.

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