Una bozza europea per l'immigrazione

Lampedusa è «il simbolo della politica migratoria europea, che ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero». Lo dice il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz. E lo dice davanti ai 28 capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, riuniti a Bruxelles per il loro vertice d’autunno. Non è molto comune che si sentano rivolgere parole così. Ma la tragedia dei migranti nel Mediterraneo è veramente piombata - insieme con lo scandalo Datagate - nel cuore di quest’incontro solitamente raggelato in questioni di banche e finanza. È stato il governo italiano a chiedere che se ne discutesse, ma non ha dovuto insistere troppo perché non esiste un solo Paese che possa voltarsi dall’altra parte, a cominciare dalla ricca Germania: non è certo una Lampedusa sul mare ma solo nell’ultimo anno ha accolto più di 280 mila migranti. Perciò, in queste ore, Bruxelles non è un’astronave isolata, e certi drammi non sono solo europei: proprio ieri Barack Obama ha chiesto che una riforma sull’immigrazione negli Usa venga varata entro la fine dell’anno. «Dopo i terribili eventi di Lampedusa - ha rilevato all’apertura del vertice il presidente del Consiglio dei ministri della Ue, Herman Van Rompuy - vogliamo discutere come prevenire queste tragedie. E una questione di dignità umana». Il dramma «non deve ripetersi», ha ammonito il premier italiano Enrico Letta: «Vogliamo che l’Europa cambi atteggiamento su questo argomento».
Oggi si capirà meglio come intenda muoversi l’Europa, e quanto siano disposti a investire i suoi leader. Ma intanto, nella bozza provvisoria delle conclusioni del vertice - definita «incoraggiante» dalle fonti italiane - si legge già che bisogna dare al problema dell’immigrazione una risposta europea guidata dal principio di «solidarietà» e di «equa ripartizione delle responsabilità». Per ora, una mera dichiarazione di principio: dalla quale, nei prossimi mesi, si spera che germoglino le proposte di nuove direttive Ue. Il tema dell’immigrazione sarà anche al centro del prossimo vertice Ue, a dicembre, ufficialmente consacrato alle politiche di difesa.
I tempi dell’Europa non sono mai stati fulminei, ma quando i leader tutti insieme accolgono un tema, e accettano di parlarne ufficialmente, il muro più alto è in qualche modo scavalcato. Un po’ come nella raccomandazione cechoviana: se nella prima scena del dramma c’è un fucile appeso alla parete, questo dovrà sparare nell’ultimo atto. Quasi tutti i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles hanno sottolineato che le parole pronunciate qui sono già una virata, un cambiamento di approccio al problema: finora, il peso delle decisioni e degli investimenti in emergenza ha pesato spesso sui singoli governi, che non sono tutti alfieri dell’altruismo. E il documento su cui si è raggiunto almeno un accordo di massima sottolinea anche «l’importanza di affrontare le cause alla base dei flussi migratori, rafforzando la cooperazione con i Paesi di origine e transito delle migrazioni illegali». La tragedia in mare dell’il ottobre deve segnare una svolta, ha sottolineato Schulz, che in mattinata aveva ricevuto il sindaco dell’isola Giusi Nicolini e il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta: pur critico sui contenuti della bozza, il presidente dell’Europarlamento ha ribadito la sua richiesta di «protezione e sostegno» per Lampedusa e ha chiesto che vengano aiutati «i Paesi del Mediterraneo nell’accogliere i migranti e organizzare per loro una sistemazione tra gli Stati membri». Ieri era a Bruxelles, per il pre-vertice del Partito popolare europeo, anche il vicepremier italiano Angelino Alfano, latore di un’opinione almeno apparentemente diversa: «L’Italia e l’Europa sono accoglienti, ma non possiamo accogliere tutti perché abbiamo già difficoltà, con la crisi che stiamo tentando di superare, ad assicurare un futuro dignitoso agli italiani e ai loro figli. Prima dobbiamo pensare agli italiani: l’accoglienza sì ma non si può accogliere tutti».
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