I torinesi primi in Italia a sostegno della campagna per l’eutanasia legale

«Abbiamo cominciato a raccogliere le firme consapevoli della delicatezza del tema, temendo anche di trovare per strada molte persone critiche o contrarie. Abbiamo invece trovato un’accoglienza che raramente ricordo nella mia quasi trentennale esperienza radicale con le file ai tavoli per firmare». Le parole di Igor Boni, presidente dell’associazione radicale Adelaide Aglietta, raccontano i numeri e il record di Torino, la prima città in Italia a chiedere di legalizzare l’eutanasia nella campagna firme lanciata dai radicali. Una firma su nove di tutte quelle raccolte nella penisola arriva, infatti, dai banchetti allestiti in città. In poche settimane i militanti radicali hanno raccolto 5109 adesioni sulle 45 mila complessive. Il capoluogo torinese supera così Trieste (4567 adesioni) e di gran lunga Roma e Milano, che si fermano poco sopra a quota tremila.
Con il contributo di Torino il Piemonte supera quota settemila «un traguardo ragguardevole», spiega Boni. Ma il leader radicale non sa spiegare i motivi di questa adesione «straordinaria» dei torinesi che fa da contraltare al fatto che tra i parlamentari che hanno aderito all’appello (soprattutto deputati e senatori grillini, un democratico, due socialisti ma anche un leghista e l’ex ministro del Pdl, Giancarlo Galan) non ci sia un piemontese anche se «ai nostri banchetti ha firmato Umberto Veronesi», si consola Boni. La campagna referendaria si concluderà a metà settembre quando dovranno essere consegnate 50 mila firme autenticate e certificate.
«Noi - spiega Boni - siamo convinti che il tema eutanasia e testamento biologico sia ben presenti nelle coscienze degli elettori e lo sia infinitamente di più rispetto ai partiti e ai loro dirigenti». Questa mattina, per lanciare il rush finale della campagna di raccolta firme arriverà Marco Cappato e insieme all’associazione atei agnostici e razionalisti e ad Exit chiederà a Piero Fassino di aderire all’appello dei sindaci per l’eutanasia legale. Ancora Boni: «Dopo aborto e divorzio abbiamo l’occasione di fare un ulteriore passo in avanti sui diritti civili conquistando la libertà di scelta anche sul fine vita». Con la proposta di legge di iniziativa popolare «vogliamo costringere questo Parlamento a discutere la nostra proposta affinché in Italia - come accade in Svizzera, in Belgio, in Olanda e il Lussemburgo dove l’eutanasia è legale non sia più necessario emigrare per morire con dignità quando la malattia è divenuta insopportabile».
I cittadini interessati possono firmare in tutte le segreterie comunali delle città con più di 10.000 abitanti fino al 2 agosto. A Torino si può sottoscrivere la proposta anche nelle circoscrizioni.
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