Testamento biologico approvato l'articolo sul divieto di eutanasia

Dalla Rassegna stampa

Procede a rilento alla Camera, ma senza sorprese, l'esame del disegno di legge sul testamento biologico. Tanto che, incassato il via libera al solo articolo 1, che prevede tra le altre cose il divieto esplicito di «ogni forma di eutanasia», per avere il voto finale sul provvedimento si dovrà attendere ancora fino a martedì. Battagliera l'opposizione, che sta usando per il dibattito tutto il tempo a sua disposizione per tentare di fermare un testo con cui, come ha accusato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, «pian piano Cicchitto sta decidendo come devo morire io».

Pronta la replica del capogruppo del Pdl, che taccia come «macabre» le parole del leader dei democratici, spedendo in campo avversario la colpa dell'impossibilità di dialogo sul fine vita. Ma non è stata l'unica scaramuccia registrata ieri in aula, che ha visto tra i più combattivi i sei deputati radicali eletti con il Pd. A dare il là all'unico momento di vera tensione nei lavori, è stata la richiesta della radicale Maria Antonietta Coscioni di scorporare un emendamento del Pd per avere un voto ad hoc su un comma relativo al divieto di eutanasia. «Chi vuole ribadire che in questo paese non ci deve essere l'eutanasia deve votare a favore», ha spiegato ai colleghi Roberto Giachetti (Pd). Rosy Bindi, che presiedeva la seduta, ha però chiarito che si votava un «articolo sostitutivo», non un «principio», peraltro contenuto nell'articolo poi approvato, e l'aula ha bocciato l'emendamento ad ampia maggioranza.

Nonostante i numerosi voti segreti, insomma, la maggioranza, così come aveva più volte pronosticato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha trovato fino ad ora largo consenso. «Inciampi ce ne possono sempre essere» ha ammesso comunque il sottosegretario in una pausa dei lavori, ma «la maggioranza è compatta, l'Udc è compatta, mentre il Pd ha più dissidenti di noi». Per Roccella, poi, con l'approvazione del testo il neosegretario del Pdl Angelino Alfano «potrà vantare un primo risultato di una storia pregressa, che si pone in continuità con la battaglia del Presidente del Consiglio Berlusconi nella vicenda di Eluana Englaro ed è stata sempre sostenuta dalla maggioranza».

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