Terni: muore suicida un detenuto romeno di 32 anni

Dalla Rassegna stampa

Un detenuto romeno di 32 anni si è suicidato ieri sera intorno alle 19 nella sua cella del carcere di Terni. Ne dà notizia il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria). “È l’ennesima triste notizia che ci troviamo a commentare - commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe.
“Il suicidio - osserva - costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze”.
La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi è quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere, argomento rispetto al quale il Sappe è da tempo impegnato”. “Si pensi - aggiunge - che nel solo 2012 ci sono stati in carcere 56 detenuti morti per suicidio (30 italiani e 26 stranieri) e 97 decessi per cause naturali (82 italiani e 17 stranieri). I suicidi sventati sono stati 1.308”.
“Nella situazione in cui versa attualmente il pianeta carcere - prosegue Capece - gli eventi critici potranno solo che aumentare in modo esponenziale e l’operato del personale di Polizia Penitenziaria risulterà vano se non si troverà una celere soluzione a tutte quelle criticità legate alla maggior parte degli istituti penitenziari italiani”.
Altro che la vigilanza dinamica del Capo Dap Tamburino e del Vice Pagano, che mantiene la colpa del custode e sopprime i posti di servizio a tutto discapito della sicurezza. Altro che il Garante dei Detenuti che la Regione umbra vorrebbe istituire, che non serve a nulla perché già oggi sono molte le tutele per i ristretti.
Se la già critica situazione penitenziaria del Paese non si aggrava ulteriormente - conclude - è proprio grazie alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Poliziotti, è bene ricordarlo, i cui organici sono carenti di circa 7mila unità e che mantengono l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, lavorando ogni giorno, ogni ora, nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.

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