Lo stupro tra cronaca e diritto

Dalla Rassegna stampa

Sulle polemiche, causate da una cattiva informazione, a proposito di una recente sentenza della Cassazione sullo stupro di gruppo si è già scritto fin troppo. Forse però la cronaca, più che il diritto, può portare a riflettere non solo sull'operato dei magistrati ma anche su quello del legislatore. Perché la legge che prevede il carcere obbligatorio per l'accusato di stupro viene varata dal Parlamento all'inizio del 2009 sull'onda di un fatto di cronaca. Una ragazza denuncia di essere stata violentata durante la festa di capodanno organizzata dal comune di Roma. Lo "stupratore", un giovane fornaio, fa delle ammissioni e il Pm lo manda agli arresti domiciliari. La ragazza, intervistata da tutti i Tg, denuncia come chi l'ha stuprata se ne stia già a casa sua. Inevitabile l'impatto, cui segue il linciaggio mediatico del magistrato che, evidentemente intimorito, trovandosi in quei giorni sul tavolo una istanza di scarcerazione per due rumeni, pure accusati di stupro ma risultati assolutamente estranei, li tiene in carcere lo stesso. Nel frattempo sull'onda dell'emozione si vara una legge che obbliga all'arresto e il fornaio viene condotto in carcere, con grande soddisfazione popolare.

Se non che le indagini appurano che le cose non erano andate proprio come pareva e, se pure il ragazzo non si era comportato da gentiluomo, di stupro proprio non si poteva parlare. Il povero Pm aveva preso la decisione giusta, che in un caso analogo ora la legge gli impedisce di prendere.

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