Le spine del Governo, dai Marò ai nuovi italiani

Dalla Rassegna stampa

Quante spine nel roseto di palazzo Chigi. In ogni ministero già si preannunciano contrasti. Eccone alcuni. La premessa è che non ci sono soldi. Già è complesso far delle scelte quando le casse sono piene, figurarsi quando il piatto piange. Il gravoso compito di fare il signor no, spetta a Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia e detentore dei cordoni della borsa. Nelle sue mani la patata bollente dell’Imu: abolizione e restituzione della quale sono la bandiera del Pdl. Il Pd preme sul reddito di cittadinanza: 500 euro ai disoccupati. Materia di competenza di Enrico Giovannini, che ha già fatto sapere di non essere contrario all’assegno di Stato che, scrive il Corsera, costerebbe circa 18 miliardi. Naturalmente sul provvedimento ci sarebbe il niet del Pdl. Busseranno a via XX Settembre per chiedere denaro due ministri piddini: Massimo Bray e Maria Chiara Carrozza. Il primo, titolare dei Beni culturali, vorrà far ripartire i cantieri per riqualificare Colosseo e Pompei. Ma servono quattrini e lui ha già fatto capire come la pensa: «Un errore che lo Stato si sia rivolto ai privati. Non si può cedere a logiche privatistiche». Pensiero opposto al centrodestra. Stesso discorso per Carrozza che guida l’Istruzione, già oggi con risorse ridotte all’osso.
Programma del Pd? «Tornare a investire». Il Pdl predica cura dimagrante per lo Stato, il Pd promette investimenti, quindi spese. Su Emma Bonino pesa la vicenda dei due marò in India, accusati di avere ucciso due pescatori e in attesa di un processo. I nostri militari rischiano la pena di morte, nonostante le rassicurazioni di New Delhi. Gatte da pelare in vista anche per Mario Mauro, al timone della Difesa. La spending review gli ha spolpato il ministero e a ciò si aggiunga che la sinistra è pronta a fare la guerra sul caso F35. Strizzando l’occhio ai pentastellati, dice: «Perché invece di acquistare cacciabombardieri non dirottiamo questi soldi per il reddito di cittadinanza?». Si prevedono scintille anche per le materie di Cécile Kyenge, neoministro piddino dell’Integrazione. Sul suo tavolo la questione della generazione Balotelli con il diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati. Il cosiddetto ius soli ha già scatenato le ire della Lega che, sebbene non sia nel governo, ha annunciato fuoco e fiamme. Bomba a orologeria pure sul tavolo del ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, che dovrà smazzarsi la riduzione dei parlamentari ma soprattutto la legge elettorale. Quale? Ovvio che ognuno cercherà di modificarla guardando i sondaggi. Con la consapevolezza, visti i tanti attriti in campo, che la vita del governo potrà non essere lunga.

 

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