Lo spettro del “tabellone”

Dalla Rassegna stampa

Nel ddl Stabilità per il 2016 non è previsto alcun taglio delle agevolazioni e degli sgravi fiscali E l'impressione è che il Governo non “permetterà” al Parlamento di intervenire sulla materia, come non ha permesso di farlo ai quattro commissari alla spending review, che per questo si sono dimessi uno dietro l'altro – l'ultimo proprio qualche giorno fa. Il Presidente del Consiglio è troppo attento al consenso per andare a toccare un dossier così scomodo. Anzi, all'elenco delle agevolazioni ha aggiunto una delle voci più pesanti, quella degli 80 euro, che da sola vale nove miliardi e mezzo l'anno. Non per questo, tuttavia, lo spettro del tabellone, che aleggia ormai da almeno sei anni, sarà neutralizzato. Il tema è ormai all'ordine del giorno e la ristrettezza delle risorse fa sì che ogni singola agevolazione debba essere giustificata. Quanto alle misure che riguardano direttamente o indirettamente l'energia, è bene prepararsi agli “scrutini” perché il tema è diventato ormai mainstream ed è bene partecipare alla definizione delle soluzioni, piuttosto che lasciar fare a chi, come nel caso degli ecoreati, è guidato da motivazioni ideologiche. Il tabellone fu introdotto nel 2009 da Tremonti per tenere sotto controllo le spese fiscali e aggiornato nel 2011 con la manovra estiva che introdusse l'automatismo del taglio lineare del 5% di tutte le agevolazioni in caso di ritardo nell'attuazione della delega fiscale. 9 La delega fiscale è stata infine approvata, come pure il decreto attuativo relativo alle spese fiscali. Che è ora legge e dispone che ogni anno il Documento di economia e finanza messo a punto dal Governo contenga un rapporto con gli interventi per ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali in tutto o in parte ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche oppure che si sovrappongono a programmi di spesa con le stesse finalità. Le spese fiscali in vigore da cinque anni o più dovranno essere oggetto di specifiche proposte di eliminazione, riduzione, modifica o conferma. La questione riguarda soprattutto il settore dei trasporti, che beneficia di oltre la metà dei 9 miliardi di agevolazioni che riguardano l'energia. E in primis il trasporto pesante su strada, a cui vanno circa tre miliardi l'anno sotto forma di accise ridotte. Il potere contrattuale delle associazioni degli autotrasportatori è molto forte, come hanno dimostrato i blocchi della circolazione attuati in anni recenti. Eppure il settore dovrà affrontare anche questa sfida, come ha affrontato quest'anno l'abolizione dei costi minimi. Abolizione che è stata ammortizzata nella stessa legge di stabilità 2015 con l'introduzione di incentivi alle aziende che investono su motorizzazioni ecologiche come gas compresso e Gnl. E lo schema si potrebbe ripetere: in caso di eliminazione delle agevolazioni fiscali, il gettito recuperato potrebbe andare selettivamente a quegli operatori del trasporto che investono in soluzioni più efficienti, come prevede la proposta illustrata ieri da Legambiente e Radicali italiani, e che è stata “adottata” da un gruppetto trasversale di parlamentari. Chi sostiene proposte di questo tipo dovrà tuttavia abbandonare lo slogan sui “sussidi alle fonti fossili”. Perché la convenienza del Gnl nel settore dei trasporti è data principalmente (per non dire esclusivamente) dal fatto che il gas per autotrazione è praticamente privo di accisa. Per rendere cioè praticabile l'alternativa del Gnl, l'unica attualmente valida e pronta, bisogna cioè mantenere questo “sussidio a una fonte fossile”. Lasciamo dunque da parte gli slogan e parliamo piuttosto di sussidi a pioggia o inefficienti, o di incentivi all'inefficienza. Una definizione di questo tipo consente di individuare le misure inefficienti contenute nel “tabellone” e in tante altre norme, a prescindere che si tratti di fossili o rinnovabili. Come lo erano le tariffe fotovoltaiche del secondo e terzo Conto energia e come rischiano di essere le agevolazioni alle biomasse termiche. In tempi di scarsità di risorse ogni tipo di contributo (diretto, indiretto, sotto forma di tariffa o di sgravio, a fonti fossili o rinnovabili) va guadagnato sul campo, dimostrandone l'utilità sociale, industriale, economica, ambientale.

Pubblicato il 13/11/2015

 

 

 

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