E in Spagna anche i popolari “si arrendono” al matrimonio omosessuale

Dalla Rassegna stampa

Dopo l’approvazione della legge spagnola sui matrimoni omosessuali le manifestazioni di protesta continuarono a ripetersi per mesi. Ma a sette anni di distanza si può dire che la Spagna convive senza traumi con la nuova legislazione. Tutti i sondaggi di opinione registrano come sia il matrimonio che l’adozione sono accettate dalla maggioranza dei cittadini. Secondo i dati dell’Instituto Nacional de Estadística, alla fine del 2011 erano state celebrate 23.523 matrimoni tra persone dello stesso sesso. E ormai anche nel Partido popular sono in molti i sostenitori delle nozze omosessuali.
Il congresso dei deputati approvò la legge che permette il matrimonio tra persone dello stesso sesso il 30 giugno del 2005, con 187 voti a favore e 147 contrari, convertendo la Spagna nel terzo paese nel mondo, dopo Olanda e Belgio, dove ciò è consentito. Si tratta in realtà di una riforma complessiva del matrimonio civile nei suoi diversi aspetti, come la velocizzazione del divorzio consensuale che adesso si può ottenere in via definitiva in tre mesi, che applica una rivoluzione copernicana: l’abolizione dell’approccio di genere al matrimonio, che non unisce più un uomo e una donna ma due persone, indipendentemente dal loro sesso.
L’obiettivo politico era eliminare la differenza di genere nell’accesso ai diritti di cittadinanza. Una delle conseguenze fu l’adozione per le coppie omosessuali, che non fa parte della riforma del matrimonio civile ma attiene alla legislazione sulle adozioni. La scelta nacque per una motivazione di carattere tecnico- giuridico. I consiglieri legali del ministero segnalarono come la normativa spagnola già prevedesse l’adozione per i single, una norma inserita durante il primo governo del popolare Aznar. I procedimenti di adozione non contemplano la verifica delle scelte in materia sessuale dei richiedenti, che non hanno rapporto con la tutela dei diritti dei bambini adottati. Uomini e donne omosessuali single potevano quindi accedere all’adozione e non sancire lo stesso diritto per le coppie omosessuali esponeva la legge a ricorsi presso il Tribunale costituzionale.
L’ultimo ostacolo legale al nuovo matrimonio, il ricorso presentato dal Partido popular al Tribunale, è stato respinto lo scorso novembre. Le prime nozze tra due uomini vennero celebrate vicino Madrid l’11 giugno 2005, undici giorni dopo la prima coppia di spose venne unita a Barcellona.
La prima boda gay del Pp è avvenuta nel 2006 a Oruense, in Galizia, fra il consigliere comunale José Araújo, e l’imprenditore Nino Crespo, celebrata dal sindaco Manuel Cabezas, anche lui del Pp, che si è dichiarato «orgoglioso di sposare un amico». Al matrimonio era presente anche la deputata Ana Belén Vázquez, che in parlamento aveva votato contro la legge. Anche l’attuale ministro della giustizia, allora sindaco popolare di Madrid, Alberto Ruiz-Gallardón, ha unito in matrimonio Javier Gómez, militante del Pp e attivista omosessuale, e Manuel Ródenas, avvocato responsabile del programma di consulenza per Glbt della Comunità di Madrid. Gli sposi, di religione cattolica, avrebbero voluto essere uniti in matrimonio anche dalla Chiesa.

 

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