I sondaggisti: gli italiani contrari a questa Europa a maggio test decisivo

Dalla Rassegna stampa

Le municipali francesi possono dirci qualcosa su come andranno in Italia le elezioni per l’Europarlamento? La vittoria della destra, il tracollo della sinistra, il balzo in avanti di Marine Le Pen con la sua crociata anti-Euro, avranno echi e riverberi di qua dalle Alpi? Per i sondaggisti c’è un’ondata emotiva trasversale nel continente contro l’Europa dei burocrati e in paesi mediterranei come la Francia e l’Italia anche contro la visione rigorista egemonica della Germania di Angela Merkel. Ma gli automatismi si fermano qui: non c’è un Le Pen italiano. Non lo sono Grillo, Salvini e la Meloni.

Il tema di fondo è la distinzione tra euro-catastrofici ed euro-critici, come li chiama Alessandro Amadori, semiologo esperto di psico-politica e direttore di Coesis Research. La prima è una «posizione radicale per cui l’Europa come la conosciamo è virtualmente morta, è una walking dead organization e l’unica soluzione è uscire dal guscio vuoto che è diventata, abbandonarne la moneta e i trattati e restituire ai paesi la totale sovranità». L’altra, invece, non contesta l’appartenenza europea o l’Euro, ma chiede «di rinegoziare le condizioni e i meccanismi di funzionamento della UE». E quindi: sfasciare o ridefinire?

«Il problema - spiega Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research - è che oltre il 70 per cento degli italiani è euroscettico in entrambe le sfumature, quella radicale e quella morbida. Solo i114.2 per cento è favorevole all’Europa così com’è, mentre la grande maggioranza, il 59.9 per cento, non è anti-europea ma contraria a questa Europa». Gli euro-catastrofici, i contrari in assoluto, sono appena il 13.7. Una maggioranza del 48.2 per cento si opporrebbe all’uscita dall’Euro, in discesa dal 55 di ottobre. La difficoltà degli anti-euro o anti-europeisti alla Grillo «sarà quella di spiegare al cittadino qualunque se gli convenga o no tornare alla Lira, che cosa cambi tra avere 300mila euro e 300mila lire».

Il paragone
Ma il paragone con la Francia non regge più di tanto. «Marine Le Pen è fortemente nazionalista perché è francese, ha un orgoglio da difendere» dice la Ghisleri. In lei prevale l’elemento sciovinista, mentre gli italiani contestano le norme e i divieti di Bruxelles, vedono l’Europa «come un gigantesco burocrate, non come un cartello che aiuta i singoli e gli Stati». Il risultato delle municipali francesi rappresenta comunque un assaggio di quanto potrebbe avvenire a maggio in Italia, tanto più che le elezioni amministrative, nota la Ghisleri, sono sempre servite agli elettori per lanciare moniti alla politica, come quando la Bonino superò 1.8 per cento e poi si ridimensionò.

Quanto a Hollande, non è Renzi. In Italia si confrontano tre leader. «C’è l’effetto Renzi, che rischia però di aver detto e promesso troppo, c’è Berlusconi che resta un valore per il suo elettorato e c’è Grillo che dovrà spiegare alla gente cosa cambierebbe con la Lira». Il suo problema è lo stesso di tutto il fronte No Euro. Francia chiama Italia, ma la lingua che parla la politica italiana non è la stessa. Eppure, da Roma e Parigi potrebbe arrivare un altolà sincronico alle strategie della Merkel. Il tempo dirà se nella direzione radicale degli euro-catastrofici alla Grillo o in quella riformatrice europeista degli euro-critici alla Renzi-Berlusconi.

 

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