Il sogno tradito dell'Europa dei cittadini

Come medico e ricercatore ho partecipato con entusiasmo negli Anni 80 all’ideazione dell’Europa dei Cittadini, mettendo in atto i primi programmi coordinati di protezione della salute.
Il principale è stato «L’Europa contro il cancro», che ho voluto fortemente insieme a 11 oncologi europei e che nacque ufficialmente proprio in Italia, a Milano, nel 1985, in occasione di un Consiglio dei ministri. Il programma ha avuto un successo forte e tangibile: integrando le politiche europee di prevenzione ed educazione alla salute dei cittadini, per la prima volta, negli Anni 90 la mortalità per cancro in Europa ha iniziato a diminuire, dando il via ad un trend in atto ancora oggi. Fummo soddisfatti, ma il nostro sogno, di cui la scienza medica era parte integrante e motore, era la creazione degli Stati Uniti d’Europa: un Paese federale unito nella cultura, nell’arte, nella musica, nello sport, oltre che nella ricerca scientifica. Oggi con l’ipotesi di esclusione della Grecia dall’Unione Europea, per ragioni finanziarie, noi dell’Europa dei Cittadini vediamo il sogno tradito. Decidere la messa al bando di un Paese per ragioni puramente economiche è un passo indietro rispetto ad un’Europa culturalmente unica ed è un pericoloso precedente per il futuro. Cosa significa? Che lo spirito europeo si determina in base alla ricchezza di ogni Paese? Ma la Germania nazista era ricca e tutte le dittature in genere stabiliscono buone condizioni finanziarie. Sarà questa, e non la civiltà e il rispetto dei diritti umani fondamentali, la misura dell’europeismo? E che succederà se anche il Portogallo e la Spagna cadranno in crisi economica profonda? Estrometteremo anche loro dall’Unione Europea?
Come Direttore Scientifico di un Istituto a forte vocazione europea, ho stretti contatti con il mondo greco della ricerca e della medicina, sia con i giovani borsisti che vengono da noi per una specializzazione, sia con le figure di riferimento dell’ambiente scientifico del Paese. Io provo la loro stessa amarezza di fronte all’ipotesi di esclusione dall’Unione Europea, a cui si aggiunge un sentimento misto di ribellione e di protezione, come un buon padre di famiglia. Io ho sette figli e so cosa vuol dire vivere i loro momenti problematici. Ma se uno dei figli si trova in difficoltà più gravi, accade forse che il buon padre lo ripudia? No, anzi gli si dedica di più, e concentra su di lui tutto l’aiuto possibile. Invece l’Europa dei banchieri pensa di ripudiare la Grecia come se non fosse figlia della sua stessa cultura. Dovremmo ricordare che la Grecia è stata la nostra madre culturale. Siamo tutti eredi di Socrate, Platone, Aristotele, e le civiltà moderne nascono dai principi delle poleis e dalle discussioni nell’agorà. La forza filosofica della Grecia antica è nota alla maggior parte di noi, ma ci tengo a sottolineare che anche gran parte della scienza è di origine greca. La medicina è nata in Grecia con Ippocrate e poi Galeno, ma anche in tempi più recenti la capacità innovativa dei medici greci ha dato prova di sé: l’avventura della prevenzione oncologica, che ha salvato e continua a salvare milioni di vite in tutto il mondo, è stata avviata da Papanicolau, inventore del Pap test per il tumore del collo dell’utero. Anche politicamente la Grecia ha dimostrato di essere un Paese forte e solidamente radicato nei suoi ideali di libertà e democrazia. A parte la breve parentesi dei colonnelli, il suo popolo si è sempre difeso dalle ideologie del nazismo e dal comunismo, pur essendo confinante al blocco dell’Est. L’Europa ha molto da imparare da questo Paese, che ha davvero numerosi meriti civili e non dovrebbe essere abbandonato e condannato all’isolamento per ragioni economiche.
Non sta a me giudicare se uscire dall’area dell’euro per i cittadini greci in questo momento significa salvarsi economicamente oppure no, ma metto in discussione il principio di estromissione: credo nell’Europa della cultura e non in quella della moneta. Non credo proprio che, ad esempio, se la California entrasse in forte crisi, sarebbe esclusa dagli Stati Uniti d’America e obbligata ad uscire dall’area del dollaro. Per fortuna i nostri giovani sono veri europei e da loro dovremmo imparare: girano da un Paese all’altro in treno o con i voli low cost, studiano in città diverse, parlano lingue diverse, e non conoscono frontiere di alcun tipo. Per loro l’Europa dei Cittadini è già una realtà e non è in discussione.
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