La sinistra fa catenaccio: slitta a martedì il voto al ddl sul caso Sallusti

Dalla Rassegna stampa

Ci hanno provato, a fare lo sgambetto al ddl sulla diffamazione a mezzo stampa e a riavvicinare il rischio concreto del carcere per Alessandro Sallusti.In Commissione Giustizia del Senato stava per succedere ciò che da giorni tutti escludevano e cioè che un gruppo di almeno 5 componenti (su 24) chiedesse il passaggio in aula del testo, invece dell'iter abbreviato in sede deliberante.

Il blitz è fallito per un soffio. Intanto, il voto definitivo è slittato da oggi a martedì e fino ad allora è ancora possibile una manovra dilatoria.
Il senatore-magistrato del Pd Gerardo D'Ambrosio, malgrado le assicurazioni della capogruppo Anna Finocchiaro, si è unito al drappello formato dalla radicale Donatella Poretti, da Franco Bruno dell'Api, da Luigi Li Gotti dell'Idv per far saltare l'iter breve in Commissione, voluta dal presidente del Senato Renato Schifani. Anche Carlo Giovanardi del Pdl si è detto favorevole e tentennava Achille Serra dell'Udc. A questo punto, poteva saltare tutto. Serviva un quinto dei componenti e 6 firme sarebbero state più che abbastanza per allungare i tempi e vanificare lo sforzo di cancellare il carcere per i giornalisti prima del 26 ottobre, evitando l' esecuzione della condanna (ora sospesa) a 14 mesi di prigione per il direttore de il Giornale.
Solo all'ultimo momento, Giovanardi e Serra si sono tirati indietro e gli altri 4 si sono dovuti arrendere. Ma ci riproveranno? Già si parla di caccia al quinto uomo e si fa anche un nome possibile, quello di Alberto Maritati, altro ex magistrato del Pd.Comunque, oggi si doveva chiudere a Palazzo Madama con il voto in Commissione per passare il testo alla Camera e, invece, è stato rinviato a stamattina l'esame dei 104 emendamenti e solo martedì si potrà arrivare all'approvazione.
Pensare che in Senato doveva andare tutto liscio come l'olio e, semmai, si temevano problemi a Montecitorio. Ora Giovanardi spiega che aveva pensato di unirsi ai 4 del blitz solo per uniformarsi alla sua regola di chiedere l'esame dell'aula in ogni caso di dissenso interno. «Ma non ho firmato la richiesta - aggiunge -, perché nel merito del provvedimento penso ci possa essere un consenso unanime anche in Commissione». Dipenderà anche dai contenuti e la Guardasigilli Paola Severino ribadisce che, abolito il carcere, è più importante garantire la rettifica sui mass media che prevedere «sanzioni pecuniarie proibitive».
A questo punto, dicono altri membri della Commissione, è importante arrivare almeno a un voto a larga maggioranza: sarebbe un segnale al Quirinale per la grazia a Sallusti, in caso il Parlamento non finisca in tempo. E il timore diventa ogni giorno più fondato. Quando il ddl arriverà a Montecitorio il presidente Gianfranco Fini seguirà l'esempio di Schifani sull'iter abbreviato in Commissione, oppure no?

 

 

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