La Sibilla Angela e il ruolo Bce

Ormai pendiamo dalle labbra di Angela Merkel come da quelle della Sibilla. Come dobbiamo interpretare il suo discorso di ieri al Parlamento tedesco, riunito per approvare il Fondo europeo? Come l'ennesima chiusura alle proposte di maggiore integrazione fiscale e finanziaria oppure come un'apertura verso un'unione bancaria cementata dalla Bce?
Ad essere ottimisti, mentre le dichiarazioni che sorreggono la prima lettura non sono una novità, la richiesta di dare all'istituto di Francoforte un «ruolo più forte» nei controlli bancari non solo apre uno spiraglio di luce nel buio della crisi attuale, ma finalmente riconosce un problema di fondo, che era stato messo sotto il tappeto al momento della nascita del l'euro: quello dei poteri di vigilanza della Bce e dunque della profonda contraddizione fra una banca centrale dotata del ruolo fondamentale in prestatore di ultima istanza nei confronti di banche con problemi di liquidità, ma priva delle informazioni e dei poteri necessari per distinguere le situazioni sanabili da quelle, irreversibili, di insolvenza.
Chi rimarcava questa contraddizione e osservava che nella complessità della finanza di oggi una banca centrale senza poteri di vigilanza è, come avrebbe detto Calvino, una sorta di «visconte dimezzato» si vedeva ribattere che le banche centrali devono pensare solo a tenere sotto controllo l'inflazione e che comunque prima o poi l'integrazione europea avrebbe prodotto un livello superiore di vigilanza.
La crisi ha dimostrato che questo ottimismo era tutt'altro che giustificato e ha indotto subito a ricercare soluzioni europee fin dai giorni successivi al fallimento di Lehman.
I buoni propositi sono stati immediatamente frustrati dai Paesi, in testa Germania e Irlanda che, avendo scoperto di avere problemi diversi ma comunque gravi, optarono per la tesi che «i panni sporchi si lavano in famiglia». E fu proprio Angela Merkel a teorizzare questo principio: come ricorda Carlo Bastasin nel suo splendido libro sull'Europa, al vertice di Parigi del 2009 bocciò il progetto francese, usando, forse per farsi capire meglio da Sarkozy, il termine caro a Cambronne.
E il principio della competenza esclusivamente nazionale è stato attuato con tanta determinazione che, come ha ricordato il rapporto de Larosière sulla vigilanza, molte autorità si sono rifiutate di condividere con le consorelle europee le informazioni cruciali sulle singole istituzioni. La cortina fumogena che ha avvolto le banche europee ha dato un contributo non piccolo ai timori che da allora si sono diffusi sui mercati e che dal 2010 intrecciano indissolubilmente i destini delle finanze pubbliche e quelli dei sistemi bancari.
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