Se la Germania manda indietro i migranti Ue

Dalla Rassegna stampa

«Non trovi lavoro qui da noi? Meglio che torni da dove sei venuto». La Germania si vuole difendere dall’invasione di bulgari e romeni che possono approfittare della sua assistenza sociale senza avere tutti i requisiti legali richiesti o si comportano in modo fraudolento per poter beneficiare del Welfare tedesco. Non è un’inversione di rotta, ma il segnale di un allarme che esiste, in un Paese che tenta di conciliare il rispetto dei principi con le preoccupazioni per la tenuta di un modello vincente. Guardando anche alle elezioni europee di maggio, in cui la propaganda contro gli immigrati potrebbe diventare un punto di forza delle formazioni populiste.

In realtà, il governo di Berlino non vuole accodarsi a posizioni di chiusura come quelle della Gran Bretagna di David Cameron e conferma il «diritto fondamentale» della libera circolazione dei cittadini nella Ue. Ma ascolta la richiesta dei sindaci di alcune città - come Duisburg, Francoforte, Monaco, Amburgo e Hannover colpite da un afflusso di immigrati senza prospettive. E tiene conto del dibattito aperto, a inizio anno, dai cristiano-sociali bavaresi, partito fratello della Cdu di Angela Merkel. Le misure allo studio sono in particolare il «divieto di ritorno» per chi ha truffato lo Stato e la limitazione a tre mesi del periodo concesso a chi cerca occupazione in Germania. «È una cosa molto buona quando gli immigrati vengono qui per lavorare, studiare, impegnarsi nella formazione, contribuendo così al Welfare e allo sviluppo della Germania, ma non possiamo ignorare il fatto che tutto ciò provoca anche problemi», ha detto il ministro degli Interni Thomas de Maizière, cristiano-democratico, presentando insieme alla collega del Lavoro Andrea Nahles, socialdemocratica, il rapporto preliminare messo a punto da un gruppo di lavoro.

Sarà interessante vedere quali saranno le reazioni a Bruxelles. Qualche mese fa, in una intervista a Der Spiegel, il commissario all’Occupazione Lészló Andor aveva definito «moralmente sbagliato il tentativo di ridurre i costi del Welfare a spese dei cittadini di altri Paesi». Certo, il problema dei flussi eccessivi esiste. Ma va ricordato che la soluzione non può essere trovata a livello esclusivamente nazionale. Andrebbe decisa insieme. Come non accade, ad esempio, per i profughi che sbarcano a Lampedusa.
 

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