Scontro sul bavaglio internet

Dalla Rassegna stampa

Battaglia annunciata contro l'emendamento del leghista Fava alla legge Comunitaria. Il cosiddetto bavaglio al web, consentirebbe a «qualsiasi soggetto interessato» di chiedere la rimozione di un contenuto (inclusi siti come Google, Yahoo, Facebook e Wikipedia) salvo l'opposizione del provider stesso. Spiega Fava: «Se il provider, una volta informato, non fa niente, allora il titolare dei diritti violati può agire in giudizio anche contro di lui, oltre che contro l'autore materiale della violazione».

Ora esponenti di Fli, Pdl, Radicali, Udc e Pd sono tutti d'accordo sulla necessità di una vera discussione sul tema («è una materia su cui i francesi e gli americani hanno discusso per mesi, con grandi divisioni, da noi si affronta con un emendamento di soppiatto infilato nella Comunitaria. È una pecionata anche dal punto di vista parlamentare», secondo Paolo Gentiloni).

Intanto la mobilitazione corre in rete con un hashtag su twitter e una pagina facebook ma anche una petizione rivolta ai parlamentari per il diritto di informazione su internet.

«La discussione in commissione è stata surreale non si è neanche arrivati a parlarne nel merito» ci spiega al telefono Luca Nicotra di Agorà digitale, «io sono convinto che è il provider che deve vigilare sulla rimozione dei contenuti o, come accadeva prima, è l'autorità giudiziaria che deve intervenire, mentre così tutto è lasciato all'arbitrio del singolo creando grandi potenzialità di abuso». E aggiunge: «Si tratta di un emendamento che dà spazio a una procedura di infrazione da parte della Comunità Europea», inoltre «norme italiane diverse da quelle vigenti all'estero non fanno altro che creare difficoltà per le imprese straniere nel nostro paese». Tale «privatizzazione della giustizia», a detta di Agorà Digitale, potrebbe ampliare «i già documentati abusi da parte dei detentori di diritti d'autore, anche per l'esistenza di complesse e numerose eccezioni, dal diritto di cronaca all'uso ai fini didattici». Insomma una vera e propria «crociata che ferma l'innovazione».

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