Sciopero della fame e della sete «Pannella ora rischia la vita»

Dalla Rassegna stampa

«Non è una protesta. E non è un sacrificio. Non soffro. In questo modo sublimo la sofferenza comune per il male del mondo, per il male della bestia italiana, per il male che prevediamo». Allarga il sorriso, sul volto scavato, Marco Pannella, la voce devastata dalla sete al sesto giorno di sciopero totale, ma lo sguardo trionfante: ad 83 anni quasi compiuti, il «grande leone» radicale ha ripreso la lotta. E sfida tutti gli altri. Chiede un impegno per «interrompere la flagranza tecnicamente criminale assoluta in termini di diritto internazionale» perpetrata dalle istituzioni nei confronti dei detenuti e dello Stato di diritto. Ma, stavolta, concreto. Invita chiunque «abbia un nome di una qualche rilevanza politica o sociale» ad offrire la propria candidatura ad una lista radicale che intende chiamare «amnistia, diritto e libertà».

In clinica, dove ha accettato di farsi ricoverare ma non di lasciarsi dissuadere dallo sciopero, arrivano gli amici preoccupati: Rita Bernardini, Marco Cappato, Maurizio Turco, Mario Staderini e, in collegamento Skype, Emma Bonino. Il bollettino medico in mattinata era già allarmante: 74 chili, pressione bassa e valori sballati. Il senatore -medico Ignazio Marino pd lo invita ad accettare la reidratazione: «Con l'azotemia a 105 mg/d1 rischia un danno renale irreversibile». Più tardi peggiora: «Rischia il blocco renale, e il cuore è in sofferenza. I medici dicono che ha poche ore davanti, anche se trova dentro di sé energie impressionanti», riferisce allarmata la Bernardini. Non può che concordare chi lo vede in diretta web sul sito di Radio Radicale, affrontare con Massimo Bordin i temi che intende riportare al l'attenzione dell'elettorato conteso e confuso: i principi fondamentali della democrazia. Le carceri e la lunghezza dei processi, ma anche la legge elettorale che non consente ai cittadini di scegliere chi votare, un'informazione pubblica inadempiente e «l'irregolarità» nelle elezioni. «Abbiamo pochissimo tempo per raccogliere le firme per le liste e ancora mancano i moduli per depositarle», spiega la Bernardini.

Per tutto questo Pannella chiede a politici ed intellettuali di metterci la faccia. Saluta con entusiasmo la prima candidatura che arriva: quella di Eugenio Sarno, segretario della Uilpa penitenziari. Ma ne aspetta altre. Di prestigio, come quelle che nell'aprile del 1976, lanciarono due appelli che obbligarono la tv ad ospitare Pannella e la Bollino. Ed ebbero l'effetto di fare entrare i radicali in Parlamento: da Croce a Debenedetti, da Fortuna a Sartre, da Nenni a Silone. Lui scandisce quei nomi: «Rodotà, Eco, Amato: dove siete ora?». Aspetta segnali, Pannella. Il ministro della Giustizia, Severino, segue con preoccupazione le sue condizioni mentre si batte per il ddl sulle misure alternative al carcere che potrebbe portare «ad una situazione più umana».

Intanto il leader radicale lancia appelli. Il più forte a Berlusconi: «Silvio dillo che sei per l'amnistia e fu Angelino Alfano da ministro che non te la fece fare. Non avere paurette». Ma non beve. Con Bordin scherza e ammette: «Ho accettato solo una caramella».

 

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