Lo schiaffo di Panama all’Europa

I panamensi dicono «no, grazie» alla mediazione offerta dalla Ue sul braccio di ferro tra i costruttori del raddoppio del Canale di Panama - il consorzio Gupc composto dalla spagnola Sacyr, da Impregilo-Salini, dalla belga Jan de Nul e in piccola parte dalla panamense Constructora Urbana - e l’autorità del Canale (Pca). Il nodo sono gli 1,6 miliardi di dollari di costi imprevisti che il consorzio vuole che vengano coperti da Pca.
La mediazione del vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, è stata accettata dal consorzio, che ha accolto la sua condizione di sospendere lo stop ai lavori minacciato per oggi. Anche i ministri degli Esteri di Italia, Emma Bonino, e Spagna, José Manuel Garcia Margallo, stanno offrendo sponde per una soluzione, aiutando il consorzio a restare unito. Gupc però chiede che vengano co-finanziati i costi imprevisti (400 milioni Panama, l00 i costruttori) e che la questione approdi a un arbitrato.
Panama ha mostrato ieri la faccia dura: «Il contratto ha già meccanismi per risolvere le dispute e nessuno comprende l’intervento di terzi», ha detto il numero uno dell’authority, Jorge Quijano. Ma l’ultima parola sarà del Presidente di Panama Ricardo Martinelli, che Tajani sentirà nelle prossime ore.
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