Scala gratuita per i politici «Un lusso, non un reato»

Appassionati d'opera. Certamente di musica. Qualcuno anche di balletto, ma un po' meno. I consiglieri comunali difendono i loro gusti e quel «piccolo lusso» che consiste nel poter andare alla Scala senza pagare. Quel privilegio che il radicale Marco Cappato ha svelato chiedendo l'elenco dei posti concessi a Palazzo Marino e che mostra una variegata classifica di richiedenti. Nella top ten dell'Aula ci sono leghisti, pidiellini, esponenti di Pd e Idv. Ma ovviamente non si esimono assessori, dirigenti, funzionari. Salvo poi, spesso, rinunciare all'ultimo minuto.
Precisazione necessaria: siamo nell'ambito della liceità, i biglietti ci sono, chi vuole fa domanda, chi vuole li regala. Nessuna operazione sottobanco. E anche se da Palazzo Marino precisano che il sistema è in fase di cambiamento e Cappato ha chiesto a sindaco e assessore Boeri nuove regole, per ora le cose stanno così, come fa notare il recordman del consiglio, il leghista Luca Lepore, forte dei suoi 32 biglietti gratuiti usati tra l'11giugno del 2011 e il 7 luglio 2012. «Certo che vado. Con mia moglie. Se invece non posso, non ritiro nemmeno i biglietti». Lepore insiste: «Se il modello non funziona, e posso essere d'accordo, ragioniamone. Magari si potrebbero vendere i biglietti a nostra disposizione come si è fatto per la prima della Scala. Ma sono contrario alle lotterie di Cappato che mette all'asta i biglietti per San Siro: per me è bagarinaggio privato. Piuttosto, ritengo giusto che un amministratore possa vedere quello che la città offre».
Peccato, però, che le 16 poltrone a disposizione del Comune durante ogni spettacolo al Piermarini nella maggior parte dei casi non vengano occupate: ben 1.144 ingressi inutilizzati (contro i 1.692 effettivamente sfruttati) e 892 biglietti restituiti. Ricapitolando: gli omaggi resi vengono rimessi in vendita dal teatro, mentre quelli «inutilizzati» sono persi. «Quello è il vero scandalo!», tuonano i consiglieri melomani, puntando il dito contro i colleghi che «mai si sono preoccupati di esercitare un diritto».
Tra gli amanti dell'opera c'è Massimiliano Bastoni (30 biglietti chiesti) del Carroccio: «Mi hanno accompagnato parenti e amici, ma anche con persone in difficoltà. Forse Cappato - mi piacerebbe vedere i suoi rimborsi da europarlamentare - non sa che per alcuni entrare alla Scala è un sogno che si realizza. Ah, dimenticavo: sono stato alla Scala con la mia compagna quando è arrivato il Papa a giugno, non mi sembra una cosa scandalosa». Nemmeno il consigliere pdl Matteo Forte, con le sue 28 poltrone ottenute, vuole alimentare polemiche sulla casta: «Visto che non c'è niente di male, non mi devo giustificare». Vuole spiegare, invece, il pd Filippo Barberis, 26 biglietti usati: «Sono diplomato in pianoforte, ho studiato dieci anni al Conservatorio, vado alla Scala da quando ero bambino, certo che mi piace». E ricorda il suo impegno per promuovere la musica classica in città.
C'è anche chi ammette tutto, come Raffaele Grassi dell'Idv: «Nella maggior parte dei casi sono andato io alla Scala, ma in poche occasioni ho lasciato il mio posto ad alcuni cittadini che lo avevano richiesto. Del resto capiamoci: se un centro ricreativo dà i biglietti ai suoi anziani è un bene e se li mando io è un male? In ogni caso non mi preoccupo, se toglieranno questa possibilità non sarà di certo una tragedia. I problemi sono altri».
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