Sbarchi, già 20 mila arrivi Centri di accoglienza in tilt

Dalla Rassegna stampa

È di nuovo emergenza profughi. Solo ieri sono sbarcati sulle coste siciliane, a Porto Empedocle, Agrigento e Ognina (Siracusa) quasi settecento immigrati. «Purtroppo quest’anno abbiamo già superato quota 20.000 - spiega il prefetto Angela Pria, capo del Dipartimento Affari interni e territoriali - e temiamo nuove ondate di arrivi. La stabilizzazione del conflitto in Siria sta già portando i primi profughi, attraverso la rotta balcanica. E l’instabilità dell’Egitto sicuramente determinerà ulteriori arrivi». Ribolle l’Italia dell’accoglienza e della solidarietà. Proteste, evasioni e rivolte nei Centri di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo, Gorizia, Isola di Capo Rizzuto. O nelle strutture di accoglienza attive in questi giorni, come a Porto Empedocle. Strutture precarie o stabili, centri per l’identificazione o per i richiedenti asilo sono tutti saturi, ben oltre la capienza tollerabile. Il centro di prima accoglienza di Pozzallo, Ragusa, ospita 400 persone contro i 130 previsti. E il suo sindaco protesta vantando un credito di 650.000 euro dallo Stato. «Siracusa e Ragusa rischiano di diventare le nuove Lampedusa - commenta preoccupato Cristopher Hein, direttore del Cir, Consiglio italiano per i rifugiati - ed è evidente che si è aperto un secondo flusso di immigrazione in direzione della Sicilia Orientale e della Calabria. Fino a ieri il governo italiano rispediva in Egitto gli immigrati di quel Paese. Ma adesso che succederà? Gli egiziani che dovessero arrivare, potranno chiedere l’asilo o la protezione umanitaria? E come si sta attrezzando l’Italia per fronteggiare in tempo un possibile esodo dalla Siria e dal popoloso Egitto?». I funzionari della polizia di frontiera rappresentano l’ultimo avamposto a protezione dei nostri confini nazionali. La realtà di questi giorni delinea uno scenario molto preoccupante: «In queste ultime due settimane si sono moltiplicati gli sbarchi. Ormai siamo a una media giornaliera che sfiora i 500 immigrati. E continuano ad arrivare dalla Libia soprattutto i disperati del Corno d’Africa. Dal 9 agosto ad oggi sono stati oltre quattromila in tutto». Libia, Zwarah-Lampedusa, viaggi di sola andata, senza ritorno. Quante tragedie in questo specchio d’acqua che separa l’Africa dalla civilissima Europa. Naufragi, annegamenti. E (fino a ieri) respingimenti in mare. Furono 63.000 i figli della Primavera araba che nel 2011 arrivarono da noi. I Caronte del Mediterraneo, i clan etnici e mafiosi che facevano affari con i corrotti funzionari o militari dei diversi regimi si ritrovarono a un certo punto disoccupati. E infatti il 2012 è stato un anno di magra per i trafficanti di carne umana (solo 13.000 arrivi).

«Oggi la situazione è diversa spiega un attento analista del fenomeno dell’immigrazione dalla Libia - perché si è ricomposto e saldato un nuovo sistema criminale fatto dai clan e dai miliziani che hanno sostituito i militari corrotti». Sessantamila e passa migranti, dicono le previsioni. Tre volte i ventimila di adesso. «Ma siamo solo ad agosto - avverte il Viminale - e scontiamo un deficit nella macchina di protezione civile che si deve riattivare, che stiamo riattivando perché è oggettiva la difficoltà all’accoglienza». Il prefetto Pria spiega come il ministero dell’Interno intende attrezzarsi per affrontare la nuova emergenza: «Potenziando lo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Una rete virtuosa di enti locali che accedono a un fondo nazionale. Insomma, si tratta di progetti di accoglienza integrata che non si limitano a garantire vitto e alloggio». Questa rete da 3000 posti ordinari che ha garantito finora si è quasi triplicata in queste settimane, passando a 8000 posti garantiti dagli enti locali. Uno di questi comuni è Riace, visitata ieri dal ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, che concluderà oggi la sua tre giorni calabrese. Il sindaco Mimmo Lucano è riuscito a impedire il declino e lo spopolamento del suo comune grazie all’ingresso delle presenze di immigrati stranieri, garantendo cooperative di lavoro. «I primi siriani sono arrivati - dice - ma scappano perché vogliono raggiungere la Germania dove il sistema di protezione garantisce di più. Da aprile ad oggi circa trecento minori egiziani sono arrivati da noi. Quello che mi ha colpito di più e che sono minori già adulti. Fumano e bevono birra. Sono già spenti».

 

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