Sbarchi, accuse del governo all'Europa

Dalla Rassegna stampa

ROMA «L’Italia non ha mai fatto mancare l’accoglienza, ma pretende che l’Europa affronti con un altro passo questo tema, non più fronteggiabile con modalità casuali». È quanto afferma Enrico Letta, nel corso della sua visita in Azerbaigian, dopo l’ennesima tragedia dell’immigrazione a Catania. Espresso «profondo dolore» per l’accaduto, il premier ricorda che «l’Italia è un Paese accogliente, come dimostra anche l’accoglienza, una settimana fa, dei migranti respinti da Malta», ma osserva che il fenomeno migratorio «è tragicamente strutturale per cui serve un approccio diverso, e infatti dieci giorni fa con il presidente greco Samaras abbiamo deciso in vista dei semestri di presidenza greco e italiano di mettere il cambio di passo sulle politiche migratorie come centrale», a favorire il quale occorrerà «una strategia europea di lungo periodo». Anche il ministro degli Esteri Emma Bonino, commentando a Radio Radicale i fatti di Catania, afferma che «quello che vediamo sulle coste italiane è conseguenza di un esodo disperato che mette insieme due fenomeni: chi fugge dalla guerra e chi fugge dalla povertà, per fronteggiare il quale non esistono soluzioni miracolose». In ogni caso, sostiene la titolare della Farnesina, «deve finire la storia di una Ue che lascia sola l’Italia ad affrontare l’emergenza sbarchi». In Europa, ricorda la Bonino, «era in discussione una direttiva, che però è ostacolata da molti Paesi, proprio perché nell’accoglienza temporanea ogni Paese vuole la certezza che sia appunto temporanea». Ma così aumenta il rischio che «i migranti, tutti accomunati dalla speranza di una vita diversa, finiscano nelle mani di veri e propri venditori di illusioni o di morte». Identica istanza quella rivolta alla Ue dal ministro dell’Interno, Angelino Mano: «L’Europa non può sonnecchiare facendo finta che quella sia la frontiera italiana: quella è la frontiera dell’Europa». Alla luce del tragico sbarco di Catania, per il vicepremier, «la cosa più grave è che su questi morti qualcuno guadagna, illecitamente lucra. Ed è per lottare contro i mercanti di morte che - afferma Mano - abbiamo costituito una task force di polizia e carabinieri per collaborare con l’atra sponda del Mediterraneo e trovare i colpevoli». 

Anche il Papa, che un mese fa aveva sorpreso tutti recandosi a Lampedusa, ha seguito con «grande preoccupazione» il naufragio a Catania in cui sono morti sei giovani musulmani. E ieri all’Angelus, Francesco ha chiamato «nostri fratelli» i musulmani che hanno appena celebrato il mese del Ramadan, parole che sembrano segnare una svolta tra la Chiesa Cattolica e l’Islam. Il portavoce vaticano, padre Lombardi, sottolinea come il viaggio del Papa a Lampedusa «si è dimostrato profetico sulla necessità dell’attenzione a problemi che, con tutta evidenza rimangono di gravissima attualità. Un monito che deve essere presente soprattutto a chi deve prendere decisioni su come affrontare questi problemi». Problemi sui quali si esprimono, con diversità di accenti, anche esponenti della politica. Per Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo e candidato alla segreteria del Pd, «le forze progressiste in Europa, di fronte a questa ennesima tragedia, devono far sentire la propria voce e sostenere uno sforzo straordinario di solidarietà e di accoglienza, stabilendo forme di partenariato politico con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo». Diverso appare l’atteggiamento di Maurizio Gasparri che chiede «fermezza e severità contro i clandestini», condannando «l’intollerabile demagogia di chi fa solo bei discorsi pieni di buoni propositi». Il vicepresidente pdl del Senato chiede quindi a «chi ha salutato le rivoluzioni del mondo arabo, di pentirsi per aver incoraggiato il degrado totale di quelle terre».

 

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