Sanità, tra i direttori c’è un indagato

È la numero uno dell'Asl di Alessandria, Baraldi: un passato di alti incarichi in Agenas e un procedimento della Procura di Pescara per violenza privata, abuso e falso. E sulle scelte della giunta c'è chi critica: "Premiate seconde e terze linee"
A poche ore dalla nomina dei nuovi vertici delle Asl e Aso piemontesi è già scoppiato un caso. Risponde al nome di Giovanna Baraldi, manager con un passato di alti incarichi in Agenas e a capo dell'Aso di Cuneo, designata dalla Regione alla direzione generale dell’azienda sanitaria di Alessandria e con un procedimento giudiziario in corso. La Baraldi, infatti, è indagata dalla procura della Repubblica a Pescara per violenza privata, abuso e falso. Stessi reati che i magistrati abruzzesi contestano all’ex governatore Ennio Chiodi e che sarebbero stati commessi, secondo l’accusa e la denuncia di alcuni operatori della sanità privata, a danno di questi ultimi per fare pressioni affinché le cliniche accreditate sottoscrivessero contratti per le prestazioni sanitarie “con decurtazioni non conformi, o sotto costrizione, a volte con atteggiamenti ostruzionistici congelando i pagamenti pregressi in attesa delle firme”.
Proprio nei giorni del suo insediamento all’Aso alessandrina, il nome della neodirettrice generale sarà pronunciato dal giudice nell’udienza preliminare che si terrà a Pescara il 5 maggio. Baraldi, così come Chiodi, ha sempre negato ogni addebito ponendo fiducia nella magistratura. La vicenda, tuttavia, si trascina ormai da anni con risvolti poco chiari, sia su un fronte sia sull’altro, e con intercettazioni pubblicate che testimoniano intrecci tra imprenditoria della sanità, politica e alti funzionari. All’epoca la Baraldi era sub commissario per la sanità abruzzese. Una guerra di poteri che vede sul fronte privato l’imprenditore Luigi Pierangeli che con la sua denuncia avrebbe fatto scattare l’inchiesta, un parlamentare Daniele Toto e la stessa Baraldi con l’allora governatore Chiodi. Al centro della questione in particolare, la gestione dei tetti di spesa imposti alle cliniche private. Un braccio di ferro che coinvolge gli stessi vertici di governo di allora. In una intercettazione, pubblicata dal Messaggero, Giovanna Baraldi si rivolge al ministro della Salute Ferruccio Fazio: “Professore, basta che lei prima massacri Toto perché non ne posso più”. In un’altra conversazione, sempre col ministro, la manager dice: “Caro prof, Chiodi ed io abbiamo bisogno di un suo intervento per fermare attacchi contro il nostro lavoro provenienti da un deputato Pdl, Toto che difende i privati”. Di questi e di altri aspetti di una vicenda dai contorni nient’affatto definiti si incomincerà a palare a Palazzo di Giustizia di Pescara.
Nessun’aula di giustizia, ma solo una sala dell’ex Baggina per portare lo scorso dicembre alla sfiducia da parte del cda del Pio Albergo Trivulzio del direttore generale, Giovanni Soro, contestato anche dai dipendenti per “scelte sbagliate e personale insufficiente”. Soro, alla fine lascia e arriva un commissario. Per il quarantacinquenne milanese, adesso c’è una delle aziende più importanti, e scottanti, della sanità piemontese; quella della Torino 1. E sempre questioni giudiziarie sarebbero alla base della bocciatura di Maurizio Dore, iscritto nel registro degli indagati per presunte violazioni alle norme di sicurezza nelle sale operatorie del Santa Croce di Moncalieri.
Ma le perplessità relative alle recenti designazioni non si fermano ai guai giudiziari di alcuni di essi. “Appena un quarto di novità, per il resto le nomine dei nuovi direttori generali delle aziende sanitarie si sono ridotte a un gioco dell’oca”. Per i Radicali “si poteva e si doveva fare di più”, come dice il segretario dell’associazione Adelaide Aglietta, Giulio Manfredi. Sotto accusa il valzer di poltrone “soprattutto di seconda fila, con direttori sanitari o amministrativi assurti al vertice semplicemente cambiando casella e incarico, passando in un’altra azienda sanitaria. Idem per i quattro direttori generali confermati, che si trasferiranno semplicemente in un’altra città”.
Insomma se si eccettuano le due Asl Torinesi, la 1 e la 2, dove vanno rispettivamente Giovanni Soro e Valerio Fabio Alberti, quella alessandrina dove arriva Gilberto Gentili e la Cuneo 1 cui è destinato Francesco Magni, per il resto è una giostra mossa dal principio della rotazione che sarà da vedere se verrà applicato anche dagli stessi nuovi direttori generali nelle figure dirigenziali delle aziende loro affidate o rimarrà un beau geste di Antonio Saitta ispirato dal decreto Madia e dalla linea indicata dal commissario anticorruzione Raffaele Cantone, ma limitato appunto ai soli vertici aziendali e quindi dagli effetti ridotti. A detta dei Radicali “è innegabile il segnale di discontinuità rispetto al passato ma tutto il complesso procedimento di selezione messo in atto e, soprattutto, lo stato di fatto e le prospettive della sanità piemontese avrebbero richiesto maggiore coraggio e un maggior numero di nomi effettivamente nuovi, effettivamente fuori dal solito coro”.
Attendista la posizione del Movimento 5 Stelle che in una nota spiega come “i nuovi direttori andranno giudicati dal lavoro che svolgeranno. A partire dalla redazione dell’atto aziendale che organizza i prossimi tre anni delle aziende riguardo posti letto e riorganizzazione della rete territoriale”. Per questa ragione, secondo i grillini “Saitta e Chiamparino hanno davvero pochi motivi per gongolare. Non hanno fatto nulla di straordinario, se non limitarsi ad applicare quanto previsto dalla legge Balduzzi. Se le nomine dei nuovi direttori sono state scelte felici ed utili per il servizio sanitario lo si vedrà dalle carte e con il tempo, non certo adesso”.
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