La Roma di Pannunzio in un inedito

Dalla Rassegna stampa

Mi ripugnano le attrattive di una falsa solitudine, sia in campagna che al mare, e non sono di quelli che percorrono centinaia di chilometri illudendosi di restar soli, e finiscono invece col divenir schiavi di una piccola colonia di villeggianti. Villeggianti. Basta la parola a dare un disgusto irrimediabile».

Così, scrive Mario Pannunzio nel romanzo inedito che da sessant'anni si dava per scomparso, «Occhio di marmo» (Aragno, pagine 152, euro 10), scritto presumibilmente tra il 1933 e il 1935. Il libro è stato casualmente recuperato, tra le carte dello scrittore, da Massimo Teodori (che sull'autore toscano avena già pubblicato «Pannunzio dal "Mondo" al partito radicale: vita di un intellettuale del Novecento», Mondadori). Il romanzo, ricco di appunti con evidenti cenni autobiografici, narra le vicende di un adolescente di provincia che giunge nella Roma in trasformazione, da sonnolenta Capitale borghese in centro urbano percorso dal clima mediocre e torbido dei nuovi ceti impiegatizi del regime. Il 18enne Mario Pannunzio, nato a Lucca da famiglia di origine molisana, ma residente a Roma dagli anni Venti, andava a villeggiare in Versilia, a Viareggio e all'epoca s'interessava un po' di tutto: letteratura, cinema, arte, architettura. Le pagine ritrovate, con annotazioni preziose e significative di una Roma elegante (tra «i vizi della vita urbana, i gioielli della principessa Giovannelli, i cavalli del duca di Rospigliosi, le cacce alla volpe a Tor di Quinto, i caffè concerto e i grandi cinematografi del Corso»), sono influenzate dal sodalizio che il giovane intellettuale ebbe allora con Moravia, precoce autore de «Gli Indifferenti».

Negli ambienti borghesi degli anni Trenta emergono personaggi tipici che coltivano abitudini, mode, tic e tabù del tempo. Ma affiorano anche i problemi di una famiglia «forestiera» che doveva affrontare nella Capitale (come si legge nel capitolo "L'appartamento ideale") il passaggio dall'Italia liberale al fascismo. Proprio allora lo studente del Mamiani Pannunzio (dal '23 al '27) entra in contatto con la pittrice Adriana Pincherle, sorella di Alberto Moravia.

Nel capitolo finale del romanzo, "Le amarezze di Davide", la descrizione di Davide sembra molto simile a quella di Moravia, con il quale conobbe in un teatro romano l'attrice Mary Malina, poi moglie di Pannunzio. Moravia, in un'intervista data ad Ajello nel '78, di Pannunzio disse: «Era un bel giovanotto di Lucca, oriundo abruzzese.. con una madre bigotta e un padre comunista... Abbiamo fatto insieme una rivista, "Caratteri" (1934). In quelle pagine si rilevarono alcuni scrittori poi divenuti famosi: Tommaso Landolfi, Antonio Delfini. Pannunzio collaborò poi con Longanesi in "Omnibus" e fondò con Arrigo Benedetti "Oggi". Ho continuato a frequentarlo sempre».

Teodori riporta in appendice i saggi pannunziani, pubblicati sulle riviste "Il Saggiatore e "Oggi", dedicati al romanzo moderno, organizzando così il materiale trovato in un toccante percorso autobiografico dell'autore.

© 2011 Il Tempo. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e di Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma   Si allarga nel Pd il fronte di chi ora chiede che a decidere sulla candidatura olimpica siano i cittadini con un referendum. Una proposta che, come è noto, noi Radicali...
Prenderà formalmente il via domani, sabato 11 giugno, la raccolta firme per il referendum sulle Olimpiadi, promosso da Radicali Italiani e Radicali Roma. La raccolta sarà inaugurata con una conferenza stampa domani, alle ore 12, presso il gazebo radicale in Largo Torre Argentina, ...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, promotore del referendum Roma2024:   "La centralità delle Olimpiadi nel dibattito di queste ore conferma quanto sia delicata e non scontata l'impresa della candidatura di Roma. Una decisione così importante non può essere ridotta...