Rischio di rottura tra Ue e Turchia

ANKARA. La rivolta dei giovani turchi per più democrazia e libertà sta innescando una crisi fra Ankara e l’Ue: lunedì prossimo i 27 potrebbero, per protesta contro la violenza della repressione, non riavviare le trattative di adesione con Ankara, congelate da tre anni. Berlino e L’Aja hanno proposto di non aprire, come previsto, giovedì prossimo un nuovo capitolo, sulle politiche regionali, del laborioso negoziato di adesione avviato nel 2005. In teoria per «ragioni tecniche». Ma con ogni probabilità legate alla feroce repressione del dissenso dei giovani turchi.
La risposta muscolare di Ankara alle critiche piovute da tutta Europa e dal mondo, non ha rasserenato il clima. Erdogan ha detto di «non riconoscere» l’Europarlamento, dopo una risoluzione di condanna dei deputati europei. Il ministro dell’Europa Egemen Bagis ha avvertito che Ankara potrebbe Il premier turco Erdogan stancarsi e dire all’Ue «sparisci ragazzino» (un’allusione ad un popolare spot turco) e ha accusato la cancelliera Angela Merkel di speculare sulla Turchia per motivi elettorali interni. «Forse la Turchia è matura per l’Europa, ma non lo è Erdogan. I nostri partner sono gli uomini e le donne in strada: i manifestanti a Istanbul rappresentano una società civile che è la stessa che abbiamo in Europa. Per questo il dialogo con la Turchia deve andare avanti» ha replicato il presidente dell’europarlamento Martin Schulz.
Un messaggio condiviso dal ministro degli esteri italiano Emma Bonino, e dagli stessi ribelli turchi: che non vogliono che si chiuda il cordone ombelicale con l’Europa contro le derive autoritarie e islamiche del governo e vorrebbero anzi aprire con l’Ue il capitolo «democrazia e libertà».
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