Riparte il toto-nomi per una donna al Quirinale

Nel giro di due giorni sia Renzi che Napolitano hanno parlato della successione al Quirinale. Renzi per augurarsi che il Presidente, che ,ha detto fin dal momento della sua rielezione che non porterà a termine il secondo mandato, voglia aspettare il momento della promulgazione delle riforme istituzionali, cioè, nella migliore ipotesi, luglio del prossimo anno. E Napolitano - che solo qualche settimana fa aveva smentito l’ipotesi, avanzata anche da persone a lui vicine, di voler chiudere a fine anno, dopo il semestre europeo -, per dire che al suo posto auspica una donna.
Tralasciando la questione dei tempi, che non ha molto senso approfondire, perché il Presidente non deciderà certo da solo il momento di lasciare, e lo farà solo quando avrà la sensazione che il Paese abbia riconquistato una certa stabilità, resta l’ipotesi della donna al Quirinale. Non è mai successo e sarebbe una grandissima novità. Inoltre è noto che anche Renzi predilige la scelta di donne nei posti chiave: ne ha appena nominate tre negli Enti di Stato e ne ha volute cinque come capigruppo del Pd alle Europee.
Le parole del Capo dello Stato e del premier hanno ovviamente innescato un toto-candidate, che corre di bocca in bocca nei corridoi del Parlamento. Partendo dal fatto che per la prima volta, data la delicatezza della sua uscita di scena, il Presidente avrà voce in capitolo sulla successione, c’è chi parla di Emma Bonino e Paola Severino, due ex ministre con profili molto differenti, standing adeguato e notoriamente gradite all’attuale inquilino del Colle, ma non altrettanto al premier. Pensando a Renzi, nessuno è in grado di fare dei nomi, anche perché le «renziane» più conosciute non hanno l’età (50 anni) per correre. Fuori gioco le candidate di altre epoche, tipo Rosa Russo Jervolino. In risalita Anna Finocchiaro, che dopo una dura polemica con il premier, ha dato una mano alla ministra Boschi nel difficile iter della riforma del Senato.
Ci sarebbero ancora Rosi Bindi e Laura Boldrini, ma la prima nel Pd è ancora una convinta oppositrice interna del leader, e la seconda non ha una particolare chimica con lui. Inoltre c’è il problema che il nuovo Capo dello Stato dovrebbe essere eletto dallo stesso Parlamento che appena un anno fa silurò candidati del calibro di Prodi e Marini. Un Parlamento, non va dimenticato, composto per due terzi da uomini e che ha bocciato di recente la proposta di infierire la parità di genere nella legga elettorale. Forse è anche per questo che Renzi non ha fretta di riaprire il dossier del Quirinale.
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