Rimborsi elettorali rubati. Non c'è dubbio

Tuoni e lampi in Val Padana: Sulla Lega nord, il partito degli incorruttibili, il partito del cappio in parlamento e di «Roma ladrona la lega non perdona», il partito di chi è padrone in casa propria, soffia un vento di tempesta. Rimborsi elettorali spesi male oppure spariti, nomi eccellenti (persino il Santissimo in persona, in compagnia dei familiari più stretti) tra i presunti appropriatori indebiti, nemici storici dei leghisti che congelano beati nei talk show. Ormai il copione è noto.
C'è di mezzo un tesoriere di partito, al quale nessun leghista di rango ha dato ancora pubblicamente del «ladro», come Francesco Rutelli al suo ex amico, «il boyscout Luigi Lusi», ma immagino che anche i leader leghisti siano fortemente tentati di farlo. «Noi ci fidavamo, è stata carpita la nostra fiducia, e adesso vogliamo essere risarciti fino all'ultimissimo centesimo», finiranno per strepitare, secondo copione, anche i leghisti. Intendiamoci: potrebbero essere tutte calunnie, specie per la parte che compete alle procure del sud, dove i magistrati (John Woodcock a Napoli, altri a Reggio Calabria) adombrerebbero addirittura accordi tra leghisti e cosche malavitose, cosa francamente incredibile. (Anche se poi il problema è che i soldi del rimborso elettorale sono stati effettivamente rubati. Solo che non sono stati rubati dalla cassa dei partiti politici da tesorieri felloni o da leader con case da ristrutturare e stress da scaricare negli hotel di lusso dei mari del sud. No, sono stati rubati dai partiti ai contribuenti con una legge che grida vendetta al cielo).
Sono i contribuenti - i contribuenti padani, che tra tutti si considerano (e sono) i più tartassati - a tenere su lo spettacolo elettorale della Lega nord. Nessuno di loro vota la Lega perché crede nel Senatùr come i seguaci del vudù credono nel Baron Samedi. Nessuno di loro crede sul serio che la lega o qualunque altro partito abbia diritto al rimborso elettorale. Votano lega perché pensano che Umberto Bossi, il Trota, il Coro del Nabucco, la fiera del tartufo eccetera facciano i loro interessi e non (o non soltanto) i propri.
Se salta fuori che non è così, se salta fuori che anche il partito degli incorruttibili, il partito taragno del «laurà», ha i suoi Lusi e le sue code di paglia, gli elettori leghisti, potrebbero prenderla molto male, come a suo tempo gli elettori socialisti, che cambiarono tutti partito, da un giorno all'altro, e senza ripensamenti, quando saltò fuori che c'era del marcio in via del Corso. E quel che capita ai partiti d'opinione quando sgarrano: tornano al nulla da cui sono venuti.
Non c'è fumo senza arrosto, questo è vero, e può darsi che non ci sia neppure fumus senza persecutionis. Ma c'è da dubitare che gli elettori leghisti si consolino così (per amore del Trota e del suo papà) fino alle elezioni del 2013.
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