Rendite espiatorie

Dalla Rassegna stampa

Le tasse devono essere bellissime. almeno sulle rendite finanziarie, Sarebbe altrimenti difficile spiegare la ressa politica per appropriarsi di questo argomento. La primogenitura va riconosciuta ai vendolian-bertinottiani, che ai tempi del governo Prodi si battevano per spingere l'aliquota dall'attuale 12,5 per cento al 20 per cento. Poi è arrivato il Pd, anch'esso aggrappato al 20 per cento. Ultimo ma non ultimo. Gianfranco Fini, che per non essere da meno ha rilanciato: 25 per cento. Si tenta così di vendere agli elettori lo scalpo degli speculatori: sì offre il miraggio di un beneficio (la caccia all'untore) senza alcun costo apparente.
Purtroppo tassare le cosiddette rendite, che poi sarebbero il risparmio, è una mossa gravida di conseguenze negative. Anzitutto, si colpirebbero non già i pirati di Wall Street ma i risparmiatori medi e piccoli.
In Italia, le "rendite finanziarie" vengono soprattutto dai Bot, e i percettori di redditi da capitale sono soprattutto famiglie. Secondariamente si disincentiverebbe il risparmio all'indomani di una crisi causata dall'eccesso di debito (pubblico e privato). Terzo rendendo meno conveniente l'acquisto dei buoni del tesoro, si aprirebbe una nuova falla nei conti pubblici. Quarto. il gettito della manovra non sarebbe forse nemmeno sufficiente a compensare il maggior costo del debito. Peraltro l'argomento che nella maggior parte degli stati membri dell'Ue la tassazione è più salata è risibile: sarebbe come se le isole Cayman si lamentassero di avere aliquote troppo basse. Non che l'Italia sia un paradiso fiscale, ma se i capitali sono tassati a livelli da purgatorio. è proprio necessario traghettarli all'inferno?

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