I radicali non votano, Pd furioso: via dal gruppo

Dalla Rassegna stampa

Tra polemiche, insulti, citazioni dotte, cartelli esposti in aula e presidi "viola" davanti a Montecitorio, scoppia nel Pd la grana dei sei deputati radicali iscritti al gruppo. I quali, a sorpresa, hanno disertato la votazione sulla sfiducia al ministro Romano scandendo in aula la parola «amnistia», tra le urla di disappunto di tutte le opposizioni. I dirigenti democratici sono andati su tutte le furie. E meditano provvedimenti pesanti, compresa l'espulsione. I radicali hanno spiegato che intendevano protestare contro il mancato accoglimento di una loro mozione sull'amnistia in Senato. Ma il capogruppo Dario Franceschini non ha voluto sentire ragioni: «È stato un comportamento incomprensibile e intollerabile. Si trattava di un voto tutto politico nei confronti di un ministro e i radicali hanno adottato una posizione senza nemmeno comunicarla». Gli ha fatto eco il presidente del partito Rosy Bindi: «Considero il comportamento dei radicali inqualificabile. Ritengo che il gruppo ne debba trarre le conseguenze e, per quanto mi riguarda, anche il partito». Oggi è stato convocato il direttivo del gruppo, investito della questione.

Ma lo scontro sulla "diserzione" dei radicali è stato solo uno dei momenti caldi, in una giornata politica segnata da grande tensione. Altre punte si sono registrate durante l'intervento del leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che ha di nuovo evocato il rischio di «rivolta sociale» e ha duramente accusato la maggioranza: «Romano sta ricevendo il corrispettivo di un voto di scambio che si è consumato il 14 dicembre, quando con i suoi voti ha salvato un governo moribondo». La maggioranza ha risposto con urla e insulti. L'esponente dei responsabili Silvano Moffa, che ha attaccato Fli da cui pure proveniva, è stato salutato da un coro di «venduto, venduto» dai suoi ex amici finiani. Il voto di Berlusconi, che è sfilato sotto al banco della presidenza per dire il suo no alla sfiducia, è stato accolto da una bordata equanimamente divisa di applausi e fischi. Quello di Pier Ferdinando Casini dall'accusa di «traditore». Ma il pressing maggiore è stato sulla Lega Nord, in difficoltà con la base (che si è sfogata duramente sul web) per il voto che salva un ministro accusato di mafia. Cartelli con la scritta «Alla faccia della Legalità».

© 2011 Avvenire. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano Salutiamo che per la prima volta un presidente del Consiglio parli di "referendum act", come ha fatto oggi Matteo Renzi: cioè di una proposta complessiva di riforma dell'istituto...
 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano   Solo superando le norme "medievali" che ostacolano la raccolta delle firme, la riforma costituzionale amplierà la partecipazione popolare come afferma il presidente...
"Di fronte a un flusso di migranti ormai costante da oltre due anni, le istituzioni e il territorio milanesi hanno deciso di intervenire tempestivamente per assicurare un'accoglienza dignitosa a migliaia di persone e garantire al tempo stesso una gestione ordinata all'intera città" così il...