I Radicali lanciano la campagna #Sbanchiamoli, per far uscire i partiti dalle banche. Ecco le ragioni e le modalità per aderire

Dalla Rassegna stampa

Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani, e Alessandro Massari hanno illustrato a Torino, nella sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, i contenuti della campagna nazionale “#Sbanchiamoli – Fuori i partiti dalle Banche. Credito a chi merita”. Concetto chiaro e semplice, da molti invocato (e per altro previsto dalla legge…) ma mai applicato. Chi ritiene giusto questo obiettivo ora può agire concretamente e sostenere la campagna radicale semplicemente cliccando qui e seguendo le indicazioni.

“Delle banche si parla in Italia con superficialità e qualunquismo – hanno spiegato gli esponenti radicali – Nella vulgata comune si pensa che le banche siano enti privati: lo sono solo formalmente; in realtà sono controllate in gran parte da fondazioni, controllate a loro volta dai partiti. Radicali Italiani propone di separare le fondazioni dalle banche, impedendo che i partiti possano condizionare il credito e rimuovendo anche le resistenze alla ricerca di investitori esteri. Le fondazioni tornino ad occuparsi di quello per cui erano state create: fare investimenti diversificati per acquisire risorse da distribuire nei territori”.
Gli effetti sociali potrebbero esere importanti, molto più di quanto accada oggi: “Con la crisi le fondazioni distribuiscono sempre meno risorse: dal 2008 il plafond si è dimezzato. La fondazione CRT di Torino – sostiene Valerio Federico – erogava nel 2009 163 milioni di euro; nel 2012 ne ha erogati solamente 43. I costi per mantenere la struttura delle fondazioni italiane sono pari alla metà circa delle erogazioni; l’americana ‘Ford Foundationi spende solamente l’8% delle erogazioni per mantenere la propria struttura. La fondazione CRT detiene anche il 5% di Atlantia (Gruppo Benetton), che gestisce le autostrade e che a sua volta detiene azioni di Alitalia. Che cosa c’entra tutto questo con la mission della fondazione?”.

E ancora: “La Fondazione Intesa San Paolo è riuscita a mantenere costanti le erogazioni annuali (120/124 milioni di euro all’anno). Il suo problema è che non diversifica a sufficienza gli investimenti, come sarebbe tenuta a fare dalla legge (D. lgs. 17 maggio 1999, n. 153): investe il 40% della dotazione in Banca Intesa San Paolo. Le Fondazioni, con il 25% delle azioni, controllano Banca Intesa, di cui nominano 6 membri su 10 del consiglio di amministrazione. Nei vari board della Compagnia San Paolo siedono ben 34 membri: troppi, come peraltro evidenziato anche da Bankitalia”. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Giulio Manfredi (segretario Associazione Aglietta) e Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, consigliere comunale).

 

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