Radicali, discutiamo sul “come” procedere

In questi ultimi tre anni, il quotidiano Europa è sempre stato molto attento a valorizzare, descrivere, raccontare e ad incoraggiare il rapporto politico tra radicali e Pd. Il giornale ha dimostrato e lo dimostra ancora, qualora ve ne fosse il bisogno, di essere Democratico, nel senso politico del termine. E di essere anche liberale, per alcuni articoli firmati da Federico Orlando, ma non soltanto.
Per capire come siano andate le cose tra radicali e Pd, perciò, basterebbe rileggersi gli articoli che in questi ultimi anni sono stati pubblicati su questo quotidiano e che raccontano, passo dopo passo, le ragioni e i torti di un percorso politico purtroppo noto ai soli lettori di Europa. Perché è mancato un dibattito aperto e serio tra le due forze politiche? Non c'è stata la volontà di alcuni dirigenti del Pd a coltivare un tale rapporto. Questo è accaduto malgrado molti radicali abbiano più volte scritto e chiesto su queste pagine, rivolgendosi ai dirigenti del Pd, di aprire un dialogo, un contraddittorio, una discussione. Niente. Ogni volta è calato il silenzio. Anche sulla mia proposta per una costituente liberale e democratica. Senza dibattito non c'è politica. Senza discussione non c'è "metodo liberale".
Intanto, grazie ad un sentito articolo firmato ieri dal radicale Valter Vecellio, e che offriva ai lettori diversi spunti di riflessione, Mario Lavia si è domandato, in un suo intervento che affiancava il pezzo di Vecellio, quale sia «l'obiettivo dei radicali? Lavorare ancora nel centrosinistra, ricostruendo un rapporto positivo col Pd, con il naturale obiettivo di incidere e anzi di svolgere una battaglia politica all'interno della coalizione o è invece un altro?». Il X congresso di Radicali italiani, che avrà inizio questo sabato, a Chianciano, dal 29 ottobre al 1 novembre, offre ai radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino una grande possibilità per discutere. E ancora di più ce la offrirà il congresso del Partito radicale nonviolento transnazionale e Transpartito che si terrà a Roma dall'8 all'11 dicembre. Mi riferisco alla possibilità di ragionare con urgenza di queste cose, ma di non essere sopraffatti dalla fretta, di ragionare sia con la testa che con il nostro sentire. Perché non bisogna confondere l'urgenza con la fretta. L'urgenza è qualcosa che ci viene da dentro mentre la fretta è spesso cattiva consigliera. Perché il cambiamento di cui il paese ha bisogno non sta soltanto nel fare le cose in fretta e trovare la soluzione tecnica, la manovra giusta, l'intervento mirato o la ricetta salvifica capace di curarci dai mali del nostro tempo, ma il vero cambiamento sta nel nutrire il motivo che ci spinge all'impegno politico, che spinge ciascuno di noi, singolarmente e tutti insieme, ad andare avanti lo stesso, malgrado l'espandersi della "Peste italiana", e che muove le nostre coscienze di radicali per qualcosa di diverso da un seggio in parlamento, da una poltrona, uno sgabello, uno strapuntino, un pennacchio, una coccarda. Vorrei che il Pd riuscisse a capire questo modo di essere dei radicali.
Io non penso, però, che i radicali di Pannella debbano stare fuori dal parlamento, io penso che di radicali, nella prossima legislatura ve ne debbano essere 20 o 30! Il cambiamento avverrà se avremo la forza di continuare a vivere al livello dei nostri ideali di libertà e di democrazia, al livello dei nostri sogni. Come hanno fatto Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi sull'isola di Ventotene mentre in tutta Europa vincevano i totalitarismi rossi e neri e tutto appariva definitivamente perduto. Non è retorica la mia, non sono parole buttate lì quelle che cerco di esprimere: sono il fondamento delle mie convinzioni.
L'occasione di questo congresso ci permette di riflettere insieme, di approfondire insieme. Vorrei che tenessimo alto il livello del nostro dibattito politico così da capire meglio che cosa intendiamo quando parliamo di attuare il "metodo liberale". Così da capire dove stiamo andando e, soprattutto, "come" - ripeto "come" - vogliamo procedere, in che modo superare la grave crisi politica ed economica che sembra porci sull'orlo di un baratro. Certo, una risposta c'è: con le riforme! Anzi: con la Riforma, con la R maiuscola, quella liberale e democratica della giustizia, dell'economia, delle istituzioni. Ma possiamo farlo soltanto se riscopriamo le ragioni dei nostri ideali, dei nostri sogni, che sono sogni di libertà, di uguaglianza, di onestà, di solidarietà. Insomma, è necessario costruire un campo liberale e democratico, libertario e riformatore, che in Italia ancora non c'è.
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