Quirinale: consultazioni, nessun anticipo

Dalla Rassegna stampa

Il nuovo Parlamento si riunirà il 15 marzo, e le consultazioni al Colle cominceranno il 21. Come al Quirinale si prevedeva da giorni, non sarà possibile l'anticipo - minimo - di tre giorni sul calendario previsto. Ieri, a mettere uno stop alla ridda di illazioni, è intervenuta una nota nella quale si auspica che insediamento delle Camere e formazione dei gruppi parlamentari avvengano «con la massima sollecitudine possibile». Ma si prende atto che «difficoltà di vario ordine non consentono anticipazioni»: in pratica, lungaggini nella proclamazione degli eletti, per effetto della ripartizione dei voti nei listini, e perché alcuni (per esempio Silvio Berlusconi quasi ovunque) si sono presentati capolista in diverse regioni, e devono decidere per quale scelgono e lasciare il seggio al secondo in lista, e così via.

Per il Quirinale, forse questo aiuta, serve «riflettere» aveva detto Napolitano dalla Germania. Serve, dice la nota di ieri, «una proficua fase preparatoria delle consultazioni per la formazione del governo». Il rebus è infatti notoriamente complesso e di ardua soluzione, e un'«accelerazione» di tre giorni è auspicabile se dalle elezioni è uscito un vincitore certo. Purtroppo invece questo non è il caso, dato che chi ha vinto alla Camera, per effetto del diverso sistema di attribuzione del premio non ha invece la maggioranza al Senato. E dunque proprio il risultato dell'elezione dello scranno più alto di Palazzo Madama potrebbe offrire una qualche schiarita su possibili alleanze, se ve ne sono.

Il capo dello Stato segue attentamente l'evoluzione del dibattito politico, e mantiene i rapporti politici internazionali. Oggi al centro dell'attenzione c'è la direzione del Pd: Napolitano di certo non darà un incarico al buio, come Bersani vorrebbe, e si vedrà che piega prende il dibattito.

L'orientamento del Colle, semmai, è per un mandato esplorativo. Grillo, invece, ha postato sul suo blog un «no ai governi tecnici», ma non ha detto una parola sull'ipotesi più quotata - un governo di scopo, a termine, di personalità che non siano percepite come «casta», e predisposto da Napolitano. Ed è buon segno anche che nessun «no» sia pervenuto - a ieri - all'invito di Monti a un incontro sugli argomenti del Consiglio europeo del 14 e 15 marzo.

Sul fronte internazionale, ieri la telefonata col presidente della Commissione Barroso che ha poi espresso pubblicamente fiducia, l'Italia avrà presto un governo, grazie a Napolítano. Fatto curioso, proprio la sera del rientro di Napolitano dalla Germania si è tenuto presso gli Archivi del Quirinale un convegno italo-tedesco sull'Europa, al quale il presidente era previsto ma ha poi mandato un messaggio manoscritto. Discussione di altissimo livello, Giuliano Amato ha proposto l'elezione diretta del presidente della Commissione Ue, Emma Bonino ha segnalato il rinfocolarsi di sentimenti anti-europei come rischio per le elezioni del 2014, Paolo Guerrieri ha additato la frustrazione dei cittadini perché le politiche europee sembrano aggravare la crisi piuttosto che risolverla... Ma il fatto curioso è che alla riunione - di alto livello e a porte chiuse - c'era anche una grillina, Giusy Campo. In molti hanno pensato fosse la responsabile dei Cinquestelle per le politiche europee, ma non è così: ha illustrato le linee generali del Movimento per qualche minuto e sull'Europa - racconta Sandro Gozi - «ci ha avvertiti che loro vogliono cambiarla: anche per noi è così, le abbiamo risposto, tanto che ne discutiamo da vent'anni».

Campo - una militante laureata in lettere, romana di Centocelle che non è passata alle elezioni per il Consiglio del Lazio - ha poi sostenuto l'idea di un referendum sull'euro (impossibile, e non a caso Grillo lo propone adesso come referendum on line: non è previsto lo strumento di consultazione popolare sui trattati internazionali). Ma la sua partecipazione è un altro segnale, piccolo, dell'«avvicinamento» tra M5s e istituzioni.

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