Quell'accordo con l'Enel cancellato dal referendum

Doveva portare alla costruzione di almeno quattro reattori nucleari di ultima generazione. I costosi e potenti Epr, da 1.650 Megawatt l'uno, si sono però infranti sul referendum anti-nucleare e sulla generale frenata seguita, non solo in Italia, alla tragedia di Fukushima. L'accordo tra Enel e Edf, firmato a Roma nel febbraio 2009, è sul binario morto almeno per quanto riguarda lo sviluppo di progetti in Italia. All'Enel è costato una decina di milioni, cioè quasi nulla, visto che il costo di un Epr come quello in corso di costruzione a Flamanville è stato recentemente aggiornato da Edf a 6 miliardi contro i 4,2 iniziali. Slittato anche l'obiettivo di commercializzazione passato dal 2012 al 2016 vista la complessità di realizzazione dell'opera.
L'intesa paritetica tra Enel e Edf è stata benedetta dai due governi e annunciata nel corso del vertice italo-francese, alla presenza di Berlusconi e Sarkozy. Un'intesa tra Edf e Ansaldo venne firmata l'anno successivo. L'accordo con Enel è ancora vivo, invece, per la parte estera: Enel partecipa con il 12,5% del capitale all'Epr di Flamanville (750 milioni) e beneficia della stessa quota sull'energia prodotta in Francia. Il gruppo italiano è presente nel nucleare in Spagna (attraverso Endesa) e in Slovacchia a Mochovce.
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