Prima o poi sarà costretta a decidersi

La Gran Bretagna ha sempre avuto un piede dentro e uno fuori dall'Europa, ma prima o poi sarà costretta a decidere se restare o uscire.
Al consiglio Ue, Cameron ha voluto dimostrare che il bilancio europeo può diminuire e che il rimpatrio delle competenze è possibile: insomma, che l'Ue è di fatto reversibile. Per questo fa demagogia facile su sprechi e fannulloni a Bruxelles. Però, se 33 mila persone lavorano per le istituzioni europee, ben 82 mila lavorano per il solo Uk revenue & customs Service; se un lavoratore britannico lavora 36,2 ore alla settimana, la media europea è di 37,2.
Un'Europa senza Londra sarebbe incompleta, ma sta alla leadership inglese decidere cosa fare. Ha le leve per influire senza scassare tutto. Ritengono che siamo irrilevanti nel Mediterraneo e in Asia? Concordo, tuttavia, se non sbaglio, l'alto rappresentante per la politica estera dell'Ue è inglese. Vogliono un approfondimento del mercato interno? Non sono gli unici. La Gran Bretagna attraversa una fase di diniego dei suoi interessi nazionali.
Ma forse l'errore è anche di chi insiste a non offrire una visione chiara su dove vogliamo andare. Se si facesse, decidere se starci o no sarebbe più facile per tutti.
* vicepresidente del Senato, ex commissario Ue
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