Il premier da Pannella: fermati. Il leader radicale ringrazia ma continuerà lo sciopero per l’amnistia

Dalla Rassegna stampa

 Un colloquio di circa un’ora con Marco Pannella, da nove giorni in sciopero della fame e della sete contro il sovraffollamento delle carceri. Un faccia a faccia dal quale il premier Mario Monti «ha tratto spunti che intende approfondire». Ieri il presidente del Consiglio ha fatto visita al leader radicale ricoverato nella clinica Santa Maria della Mercede di Roma, per informarsi sulle sue condizioni di salute e invitarlo a desistere dal digiuno. Ma anche per parlare a tutto campo sui temi della «legalità, della giustizia e della situazione carceri».

Un gesto apprezzato da Pannella che in serata, ai microfoni di Radio Radicale, ha ringraziato il premier per «essere venuto a cercare di comprendere che cosa vogliamo». Aggiungendo però di non poter «sospendere lo sciopero». Con un appello-promessa a sorpresa in nottata: «bevo se Roberto Saviano e Vasco Rossi si candideranno nelle liste di «Amnistia Giustizia Libertà», che il leader radicale intende presentare a sostegno di un provvedimento di amnistia da parte del Governo. Un’ipotesi, per la quale secondo il Guardasigilli Severino, attualmente «purtroppo non c’è il consenso politico necessario».

Monti all’uscita dalla clinica ha detto di aver trovato Pannella «lucido e intellettualmente combattivo». Ma le condizione di salute del leader radicale, 82 anni e 72 kg scarsi di peso, continuano a peggiorare di ora in ora. Per i medici «non c’è più tempo, dovrebbe sottoporsi subito ad una terapia adeguata» di reidratazione, altrimenti «il rischio di conseguenze irreparabili è sempre più consistente». Al leader radicale, uscito ieri sera dalla clinica per partecipare alla trasmissione "Radio Carcere" su Radio Radicale, malgrado il parere contrario dei medici, non è bastato l’impegno del ministro della Giustizia che ha chiesto l’approvazione del Ddl sulle misure alternative al carcere prima della fine della legislatura. Un Ddl del quale ha auspicato il via libera anche il capo dello Stato. Per il leader radicale quel provvedimento è del tutto insufficiente perché, come ha detto la deputata radicale Rita Bernardini, «riguarda lo o,3% dei detenuti, 254 persone». Un’obiezione alla quale il Guardasigilli ha replicato: «Non voglio fare una questione di numeri percentuali, ma di qualità. Se posso recuperare anche dieci detenuti, ma in maniera che non ritornino in carcere, credo di aver svolto un compito importante per la società».

Il Ddl, che estende l’istituto della «messa alla prova» alternativa alla detenzione e sostituisce, per i reati meno gravi, la reclusione in carcere con i domiciliari, è stato approvato alla Camera e nella serata di oggi, dopo il voto di fiducia sulla legge di stabilità, è prevista la relazione dei due relatori in commissione Giustizia al Senato. Ma il presidente della commissione Filippo Berselli (Pdl) mette le mani avanti: «I tempi per approvarlo non ci sono, non certo per colpa della commissione. La Camera ci ha trasmesso il disegno di legge soltanto lo scorso 6 dicembre e finora non ho potuto calendarizzarlo perché avevamo in commissione la legge di stabilità».

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